1

Uno strano pensiero

Festa del Papà al tempo del coronavirus: che razza di festa. Piena di spavento, nella subdola possibilità del contagio. E affollata di sentimenti forti,  specie verso quei padri che non possono   neanche  farla, la quarantena. Perché magari sono camionisti, quando non medici e infermieri … Così  hai un bel parlare  di smart working, se la trincea è altrove.  E il Paese lo difendi in corsia – dove  tocchi con mano il cratere della pandemia – o lungo i chilomentri delle autostrade, a guidare uno di quei ‘bisonti’ su gomma da cui – con tutti    a casa  e   autogrill sbarrati –  rischi perfino di non poter  scendere (come dal treno di “Generale”) ‘neanche per pisciare’!

Nella Festa del Papà deformata dal coronavirus c’è pure  tanto posto per quei capofamiglia ricoverati e in lotta dura, soli a combattere  perché  intubati alla ricerca di respiro, o convalescenti che (ce la faranno, certo che si!)  è ancora troppo presto e   ancora manca troppo  per  rivederli: i figli, piccoli o no, la moglie magari incinta, i propri stessi genitori, anziani e  indifesi più di tutti.

E infine  c’è un pensiero strano, nella festa del papà ‘sporcata’ dal coronavirus: che bello, papà, che non ci sei!
Che non l’hai vissuta, l’ennesima tua crisi da respiro corto. Non l’hai vissuto l’inizio di   un  ‘calvario’ peggiore di quello che pure t’è  toccato: fatale e doloroso, però a casa. A illuderci tutti e  fino all’ultimo che ce l’avresti fatta a   respirare con noi la primavera. Che un giorno sarebbe arrivata, per la tua  convalescenza. Pure quella, non ti sarebbe piaciuta: la primavera al tempo del coronavirus è cattiva, ancora troppo minacciosa per sognare l’estate.

Ai papà che non ci sono, che  se ne sono andati giusto in tempo, va il nostro sollievo perché il ‘nemico’ subdolo non li ha trovati. Nella fine hanno  meritato la loro casa,  risparmiandosi   l’angoscia vuota di questi nostri  giorni  di cui ti terrorizza il solo pensare che possano rivelarsi  infiniti.

A quei papà,  che ci hanno lasciato  prima di subire l’assedio dal nemico più infìdo,  regaliamo il nostro amore più forte e un pensiero strano: che bello papà, che stavolta non ci sei!

aerre