Strage di Viareggio: Giustizia cercasi. 1

Il prossimo 7 marzo si apre l’Appello Bis.

A dodici anni dalla strage in cui morirono 32 persone, prosegue il processo di Viareggio, tra il dolore e le delusioni dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime.

Strage di Viareggio: Giustizia cercasi.

Il processo sulla strage ferroviaria di Viareggio del 29 riprenderà il 7 marzo 2022 con l’Appello-bis presso il Tribunale di Firenze, per rideterminare le pene inflitte nei precedenti gradi di giudizio, il nuovo appello è frutto della decisione della Cassazione, che si era pronunciata circa un anno fa, rivedendo in parte quanto stabilito in primo e secondo grado.

Strage di Viareggio: Giustizia cercasi. 2

Tutto ha inizio il 29 giugno 2009, quando il treno merci 50325 Trecate-Gricignano, composto da locomotiva a 14 carri cisterna (di proprietà di una ditta straniera) carichi di Gpl, 476.000 litri di materiale infiammabile, in transito in prossimità della stazione ferroviaria di Viareggio, in pieno centro abitato, deragliò, mentre stava viaggiando ad una velocità di circa 90 chilometri orari. Il triste bilancio fu di 32 morti e 140 feriti.

Da allora familiari delle vittime, lavoratori, cittadini si sono mobilitati, dentro e fuori dalle aule di tribunale, per cercare verità e giustizia su una strage che poteva essere evitata e che ha messo in evidenza falle nel sistema della sicurezza ferroviaria, dalle infrastrutture al materiale in circolazione, dalla manutenzione ai controlli.

All’epoca dei fatti Mauro Moretti era AD di Ferrovie dello Stato Italiane Spa; Michele Maio Elia era AD di Rete Ferroviaria Italiana (RFI), carica che lo stesso Moretti aveva ricoperto dal 2001 al 2006; Vincenzo Soprano AD di Trenitalia.

A fine gennaio 2017 a Lucca si chiuse il processo di Primo grado, che dichiarò la responsabilità di 23 imputati per i reati di disastro ferroviario colposo, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. Secondo i giudici il disastro di Viareggio “costituisce un evento derivato da una concatenazione di accadimenti strettamente consequenziali tra loro che sarebbe stato possibile evitare attraverso il rispetto di consolidate regole tecniche create proprio al fine di garantire la sicurezza del trasporto ferroviario”. Inoltre, il Tribunale ricorda numerosi precedenti incidenti che furono di fatto ignorati e che, invece, dovevano risuonare come campanello di allarme per i nostri vertici ferroviari e per tutte le ditte anche straniere coinvolte nella fornitura e transito di quei materiali. In primo grado, tra gli altri, Moretti fu condannato a 7 anni; Elia a 7 anni e sei mesi; lo stesso Soprano; le condanne più pesanti furono inflitte ai responsabili tedeschi e austriaci della Gatx Rail GmbH, che aveva affittato i carri cisterna a Fs Logistica Spa.

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Il 20 giugno 2019, a dieci anni dalla strage, si è arrivati alla sentenza di Appello, che conferma a Moretti 7 anni; 6 per Elia e Soprano; anche qui le pene più alte per i vertici stranieri.

Le motivazioni della sentenza di appello confermarono che non ci fu alcuna casualità nello svilupparsi degli eventi e ricostruirono tutta la lunga catena dei controlli mancati o malfatti.

Nodo cruciale dei processi di Primo e Secondo grado, messo poi in discussione dalla Cassazione, è stata l’applicabilità della normativa antinfortunistica ai fatti di Viareggio. Come si legge nelle motivazioni della sentenza di Appello “non vi è dubbio, infatti, che la vicenda in questione debba essere qualificata come un fatto commesso con la violazione delle norme antinfortunistiche”; e aggiunge “è indubbio che il deragliamento, da cui sono derivati la rottura della cisterna, il rilascio del Gpl e il sui incendio (…) è avvenuto nel corso dello svolgimento dell’attività lavorativa del trasporto per ferrovia di quella merce pericolosa, e costituisce un ‘rischio tipico’ che l’imprenditore ferroviario è chiamato a governare”.

Da qui deriva anche la costituzione di parte civile di Sindacati e RLS, che tanto hanno contribuito anche alla ricostruzione dei fatti nei processi di primo e secondo grado.

Il punto sulla normativa antinfortunistica, che poi si porta dietro il tema della prescrizione, è al centro delle decisioni della Cassazione dell’8 gennaio 2021, che molto hanno fatto discutere e che hanno generato rabbia e delusione tra familiari e superstiti della strage, nonché perplessità tra molti lavoratori.

La Suprema Corte, rinviando all’Appello bis, ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi, non essendo stata riconosciuta l’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro (art. 589 c.p. comma 2); ha rivalutato la responsabilità per il reato di disastro ferroviario (art. 430 c.p.), riconoscendola definitivamente. Il rinvio in Appello bis per quasi tutti i condannati nei prevedenti giudizi è per rideterminare la pena, per Moretti il rinvio sarebbe anche per rivalutare i profili di colpa.

Il mancato riconoscimento dell’applicabilità della normativa antinfortunistica, con la conseguente prescrizione dell’omicidio colposo, è stato un duro colpo al processo di Viareggio ma più in generale al mondo del lavoro e alla sicurezza. Gli stessi Rls e Sindacati non sono più ritenuti parte in causa. Ma i processi di Primo grado e di Appello applicavano quanto stabilito dall’art. 2 del D.Lgs 81/2008 che specifica come le norme antinfortunistiche siano dirette non solo alla tutela dei lavoratori ma comprendono nel concetto di prevenzione il complesso delle disposizioni o misure necessarie per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno”.

La Suprema Corte avrà le sue ragioni, che tuttavia rimangono lontane da chi per anni ha chiesto verità e giustizia e soprattutto che “mai più” ci fosse un’altra Viareggio.

Marco Piagentini, sopravvissuto alla strage dopo aver perso la moglie Stefania e due figli Luca e Lorenzo, in una testimonianza del 2020 raccolta nel libro “Viareggio il racconto di una strage parla così della prescrizione: “Nonostante la volontà nella ricerca di una giustizia che scrivesse il vero sulla strage di Viareggio, e la dignità con cui noi familiari siamo stati sempre presenti in aula (oltre 140 udienze di primo grado e 25 di Appello), con la prescrizione ci siamo visti cancellare così, con un colpo di spugna, due dei quattro reati imputati: lesioni colpose e incendio colposo. Inoltre, vi è il rischio che, se decadesse l’aggravante di incidente sul posto di lavoro, anche l’omicidio colposo plurimo verrebbe prescritto. Allora ci domandiamo di cosa sono morte 32 persone quella notte e nei mesi successivi? E Luca, 4 anni, e Lorenzo, 2 anni? Le foto dei loro corpi testimoniano una verità che la giustizia non ha saputo difendere. (…) A noi padri, madri e figli rimane solo il dolore, un dolore immenso e per questo la prescrizione non esiste”.

Alessandra Valentini

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