Cari Amici,
con la fine di giugno questo spazio osserverà una pausa estiva per preparare interessanti novità che troverete anticipate anche sulla loro pagina FB.
L’appuntamento con i nostri Amici di Dislessia e altre Doti sul giornale riprenderà a settembre e, intanto, una serena estate a tutti voi!
Ciao sono Maria,mamma di una ragazzina dislessica.
Insegno alla scuola primaria da circa 14 anni(più o meno) e ho scoperto della dislessia di mia figlia quando lei ha iniziato a frequentare la prima elementare.
Sapete, per una mamma non è facile accettare questa problematica e quando vedevo che la mia bambina aveva difficoltà a riconoscere i suoni duri e dolci non capivo il perché e la rimproveravo di non essere attenta (avevo iniziato da poco a lavorare e non avevo avuto nessun approccio diretto con questo disturbo).
Con il passare dei giorni la osservavo e mi rendevo conto che c’era qualcosa che non andava e allora …presi un appuntamento con la ASL e iniziammo un percorso lungo e stancante, che mi diede conferma di quanto immaginavo. Il mondo mi cadde addosso, soffrivo tantissimo e soffro tutt’ora. La mia bambina ha dovuto mandare giù tanti bocconi amari anche da chi la doveva aiutare e sostenere, come la sua maestra… fortunatamente le cose sono migliorate: lei è diventata una donnina, si impegna tantissimo e riesce in tutto o quasi.
Spero che un giorno possa realizzare il suo sogno, ossia diventare una psicologa. Quest’anno avrà gli esami ed è molto agitata ma va. Io la aiuto come posso ( il mio lavoro mi impegna tantissimo).
È grazie a lei che ho capito e capisco le difficoltà che hanno molti bambini e cerco di aiutarli e sostenerli più che posso.
Alcune volte mi trovo davanti colleghe che fanno delle battute riguardo ai ragazzi con questa caratteristica che vorrei pestarle contro il muro, ma poi le guardo e io fiera rispondo “Mia figlia è dislessica e riesce in tutto”.
La strada è ancora lunga perché a settembre inizierà le superiori, ma ho fiducia in lei.
La cosa che mi dà più fastidio è sentire genitori che trattano i loro figli come se fossero diversi e per ogni insuccesso la colpa è sempre di noi insegnanti che non facciamo abbastanza. Sì, è vero che ci sono insegnanti che si rifiutano di cercare strumenti per aiutarli, ma ci sono altri che dedicano anima e corpo a questi ragazzi non etichettandoli e trattandoli come devono essere trattati.
Volevo aggiungere solo una cosa: sono stata e sono tutt’ora una mamma che ha chiesto sempre il massimo a sua figlia, perché essere dislessica non vuol dire essere diversi e non poter arrivare in alto. È ovvio che molte volte non è riuscita ma io ho cercato sempre di farle capire che se si vuole una cosa solo con impegno e tanta determinazione si può ottenere. Ognuno può arrivare dove vuole con i propri tempi e con i propri mezzi.
Storia di Maria
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