Storie di Dislessia: storia di Camilla Spadolini

Storia di Dislessia: storia di Patrizia Botarelli e suo figlio Andrea

Alle Maestre
S……….
Z………..
T………..

c/c Al Dirigente Scolastico Dott.ssa S………….

E a tutti gli insegnanti che hanno interagito con il mio bambino, e che perpetreranno il loro nobile lavoro ancora per molti anni.

Castel Maggiore (Bo) , 24 Novembre 2017

Questa mia, non ha come obbiettivo quello di essere uno sfogo, ma di altro non trattasi che di un accorato appello.
Vorrei che ciò che Andrea ha vissuto non capiti mai più.
La Vostra professionalità, competenza ed esperienza non potrà che porVi nel leggere queste mie righe nella giusta prospettiva, pertanto essendoci tutte le premesse spero davvero che questa volta lo facciate.

Non sono una madre ansiosa, apprensiva né iperprotettiva, propendo per una educazione autorevole, ma rispettosa dell’individualità. L’empatia è ciò che cerco di insegnare al mio bambino, unite alla sensibilità e il disprezzo per le ingiustizie. Non giustifico mai i suoi errori. Non lo tutelo in alcun modo, per ammorbidire comportamenti sbagliati. Ad ogni azione corrisponde una conseguenza. Lui lo sa.
La premessa mi è servita per dirViche di contro mi sono sentita giudicata da Voi in modo molto diverso.
Non so cosa non abbia funzionato nella nostra comunicazione.

Immagino quanto sia difficile l’insegnamento, la fatica e il peso della responsabilità che portate quotidianamente sulle spalle, immagino con quante categorie di genitori vi troviate ad interagire, ciascuno con le proprie paure, angosce ed esagerazioni.
Non sempre però un genitore che tenta un approccio collaborativo ha come obbiettivo quello di intercedere con la didattica degli insegnanti, non sempre è un genitore ansioso ed esagerato.
Voi mi avete giudicata frettolosamente, e avete innalzato un muro. Io personalmente posso sopportarlo, ma lo avete fatto anche con Andrea…e forse senza nemmeno accorgervene. Ma voglio andare per ordine, proverò a ricostruire quanto accaduto.

A seguito della lettura della prima pagella, i cui risultati erano alquanto mediocri, Vi ho chiesto aiuto e consiglio per fare sì che Andrea potesse migliorare.
In quell’occasione sia io che mio marito abbiamo chiesto spiegazioni su alcune terminologie utilizzate nel giudizio inserito nella pagella, in particolar modo riguardo al fatto che Andrea non stava alle “regole”, e Vi abbiamo chiesto di essere informati se Andrea avesse avuto comportamenti maleducati e irrispettosi.

La Vostra risposta è stata che Andrea non era affatto maleducato, ma che al contrario era un bambino socievole e rispettoso dell’autorità degli adulti. Che il bambino non stesse alle regole era riferito in particolar modo al fatto che faticava a tacere, che durante la lezione chiedeva spesso spiegazioni e che le sue capacità attentive erano alquanto basse per la sua età.

Il Vostro consiglio è stato quello di parlare chiaramente ad Andrea, di renderlo più consapevole, e di spronarlo ad essere più attento e meno distratto.
Al termine del colloquio ci siamo accordati di tenerci in contatto, e che ci avreste comunicato nel corso dell’anno scolastico eventuali problematiche.

Da quel momento però la situazione è peggiorata: Andrea tornava a casa ansioso e agitato, si sentiva incolpato spesso, ingiustamente, fino a che un giorno finalmente mi ha raccontato con le lacrime agli occhi un episodio che racchiudeva tutta la frustrazione che fino ad allora nemmeno lui era riuscito ad esternare.
Durante una lezione di Italiano, sbagliando a scrivere la parola “Ciuccio”, è stato messo al centro della classe e di fronte ai compagni ha dovuto ammettere il suo terribile (?) errore: la parola “Ciuccio” si era trasformato in “Ciuco”. I compagni naturalmente sono scoppiati tutti a ridere. Andrea – che è piccolo ma molto portato nell’espressione verbale – mi ha guardata piangendo e mi ha detto:
“Mamma sono stato umiliato di fronte a tutti”.

Mi ha raccontato che non poteva mai parlare, che veniva zittito in continuazione, e che soffriva molto della situazione. Da quel momento ha cominciato a raccontarmi ogni giorno cosa provava.
Inglese per lui era un incubo. Il martedì voleva stare a casa da scuola, non sopportava le urla e il fatto di essere spesso bersaglio di derisione.
Ho deciso di tacere, non sono corsa in soccorso ad Andrea, non sono venuta a gridare il mio disappunto per quello che stavate facendo.

Al termine di una riunione di classe mi avete fermata e mi avete detto con toni piuttosto alterati che Andrea era irrequieto, che faticava a stare zitto…confermando ciò che lui mi raccontava . Eravate arrabbiate e lo eravate anche con me, ma per non peggiorare la posizione del mio bambino ho taciuto. L’unica cosa che ho fatto è stata comunicarVi la difficoltà di Andrea con Inglese, e Vi siete limitate a dire che lui aveva fatto una pessima figura durante una lezione, che dimostrava la sua poca voglia di stare attento, e mi avete detto che la maestra T……. era un’ottima insegnante, senza cercare di capire perché invece Andrea provasse tanto disagio.

Ho passato mesi a riflettere sul da farsi, mi sono chiesta tante volte se cambiare scuola, se questo non fosse altro che un modo di fuggire davanti alle difficoltà, o se per Andrea sarebbe stato un messaggio sbagliato. Non volevo che lui cogliesse il concetto che per risolvere i problemi si scappa…so molto bene che i problemi si affrontano.

Ma qualcosa dentro di me diceva che dovevo farlo. E alla luce di quello che ho poi scoperto in seguito, credo davvero di avere fatto la scelta giusta per lui.

Devo a questo punto fare un’altra premessa.

Ho sempre pensato che Andrea fosse un bambino particolare, ho sempre provato per lui qualcosa che nemmeno io sapevo spiegarmi.
Andrea è solare, brillante ed ironico. Ama fare ridere le persone, e vive in un mondo tutto suo, perso e distante dal mondo dei “grandi”, sensibile all’inverosimile, capace di esprimere concetti davvero notevoli per la sua età.

Ho sempre pensato che la discrepanza tra la riuscita nel vivere quotidiano e le sue difficoltà scolastiche fossero dovute ad un suo personalissimo percorso di crescita e che il tempo avrebbe in qualche modo appianato le cose.
Ma alla luce delle vicende pregresse e delle difficoltà passate durante questo secondo anno di elementari, inizio ad osservarlo meglio…
Una sera d’estate, mentre ciascuno di noi leggeva il proprio libro, mi interrompe e mi dice: “Mamma, sai una cosa? Quando leggo, le lettere iniziano a ballare e io fatico a prenderle”.

Io da poco avevo letto un articolo che parlava di DISLESSIA, termine che conoscevo – a dir poco – in modo superficiale. Ma il pensiero delle lettere in movimento mi era rimasto impresso.
Inizio ad indagare meglio, mi inizio ad informare in maniera approfondita e vengo a conoscenza di numerosi segnali indicativi cui prestare attenzione.

A settembre ho portato Andrea a fare i Test. Risultato: “Dislessico – Disortografico”, e potenziale disgrafico (la diagnosi si farà più avanti).
Finalmente trovo le risposte alle mie tante domande…
Ecco perché quando era piccolo ci ha messo sei mesi ad imparare i giorni della settimana.
Ecco perché ha imparato solo alcune tabelline e altre proprio non se le mette in testa.
Ecco perché chiedeva sempre alle maestre cosa dovesse fare e perché a tutt’oggi non è ancora autonomo (ha difficoltà ad individuare il comando).
Ecco perché faticava a seguire alla lavagna.
Mi avete giustamente suggerito in merito ad una visita oculistica. Ho scoperto che Andrea vede una banda nera quando deve copiare dalla lavagna. Pur avendo 10 decimi. Ecco perché i suoi errori di ortografia seguono uno schema.

Ricordo perfettamente che la Maestra S……… una volta mi segnalò di vari tentativi da parte di Andrea di scrivere la parola “Acqua”, senza mai riuscirvi in maniera corretta.
Ecco perché non riesce a stare attento: dopo un po’ è così stanco da sentirsi stremato.
Infine, ecco perché per lui l’Inglese è così difficile.
L’Italiano è una lingua trasparente, cioè la si scrive come la si pronuncia. Andrea -che è fortemente disortografico -sbaglia solo le parole che contengono regole, eccezioni o suoni diversi da come li si pronuncia.

L’inglese non è una lingua trasparente. E questo si rivela per lui essere un vero incubo se sommato alla sua difficoltà di memorizzazione a breve termine.
Alla Maestra T…….. vorrei raccontare ciò che Andrea mi ha riportato: “Mamma io provavo a stare attento, ma non capivo nulla della lezione e più non capivo e più mi agitavo! Ho provato tante volte a impegnarmi ancora di più, stavo nelle righe e provavo a scrivere bene, ma non è servito a nulla! Ai miei compagni dava Bravo, Bravissimo, Super! E a me nemmeno il voto mi dava. Mi sentivo uno stupido. Odio l’inglese e non voglio farlo mai più”.

In un’altra occasione mi ha detto: “In quella scuola…o mi urlavano e sgridavano o ero un’ombra”…

Ho pianto a questo racconti. Non posso negarlo…lascio a Voi ogni riflessione.

Voglio sottolineare che i Test hanno portato alla luce che Andrea è un bambino intelligente: il suo QI è leggermente superiore alla media e in alcuni ambiti lo è in modo esponenziale.

Le sue “difficoltà” nell’apprendere in modo tradizionale, se supportate possono migliorare alquanto, e se saprà trovare le sue personali strategie potrà anche avere una normale carriera scolastica.
E’ importante per questi bambini scoprirlo presto, per individuare gli strumenti più idonei alle proprie problematicità, anche se sono sempre più convinta, che al di la di tutte le tecniche, tattiche o metodi, restiate sempre voi : “Le Insegnanti”, il migliore strumento compensativo che possa esistere.

E qui torno al mio appello.
Per favore aggiornateVi, fate formazione, cercate di guardare un bambino a prima vista svogliato o poco attento anche da un’altra prospettiva. Potrebbero essere davvero svogliati e poco attenti … ma se così non fosse? Se fosse che sono bambini che hanno una difficoltà specifica di apprendimento?
Non è così facile riconoscerli, ogni bambino ha caratteristiche diverse, per questo sarebbe importante porsi delle domande, e…i test?!
Lo so che in prima elementare possono essere fuorvianti, ma se ripetuti con metodo e messi a confronto con quelli iniziali, si possono individuare casi probabili…il TEMPO di individuazione è importantissimo.

Andrea ora è molto più sereno, sta recuperando la tanto importante autostima, che inevitabilmente non aveva, ma non solo per colpa Vostra.
Tutti i ragazzi dislessici sono carenti di questo ingrediente.
Andrea sapeva di essere diverso dagli altri e soffriva molto, moltissimo, per non riuscire allo stesso modo.
Per me è molto importante che Vi arrivi questo.
Pensate a quanta sofferenza si può provare sapendo di avere le potenzialità per fare una cosa e avere delle difficoltà oggettive a realizzarle…

Ad Andrea ho spiegato la dislessia con un esempio semplicissimo che uso anche con Voi per chiudere il mio messaggio:
“Allora Andre…
Lo sai che mamma è miope, vero? Se non avessero inventato gli occhiali tutti penserebbero che mamma è cieca! Però mamma non è cieca! Ha solo bisogno delle lenti per potere vedere e fare quello che fanno tutti gli altri che vedono bene. Ecco vedi, Andre, tu hai solo bisogno di trovare le tue lenti”.

Spero che questa mia, possa spingervi ad essere quelle lenti, spero che vi possa essere di ispirazione per ricercare informazioni riguardo a questo tema ancora così controverso e sul quale regna una spaventosa disinformazione, spero vi possa servire a capire, che Voi potete fare la differenza la, dove la scuola fa ancora troppo poco.

Storia di Patrizia Botarelli e suo figlio Andrea


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