A dire Queen si apre un mondo e senza alcuno sforzo, a volerlo raccontare. Tale è il fascino di quella irripetibile stella della musica che è stato Freddie Mercury e insieme a lui Brian May, John Deacon, Roger Taylor, per costruire la leggenda di brani e momenti capaci di legare a sé la memoria e l’amore vero di intere generazioni di pubblico.
Ma la storia di questo spettacolo, verrebbe da dire, non è davvero solo i Queen: in realtà nasce da lontano, da molto lontano ed è ben altro che l’ennesimo succedersi di spettacoli e concerti e successi cinematorgrafici dei nostri giorni sul mitico gruppo londinese.
“Queen at the Opera” è il coronamento del sogno ad occhi aperti fatto da un ragazzo di qualche lustro fa, Simone Duncan Scorcelletti, oggi patron e ideatore di un’idea artistica di assoluta grandezza e novità. Perché Simone i Queen ce l’aveva dentro sin dagli anni del liceo, quando rimase ‘folgorato’ ad ascoltare per la prima volta Innuendo, tanto da impegnarsi a trascriverne a memoria il testo, e non su un foglio di carta qualunque ma oroprio lì, sul banco! E siccome non aveva a portata di mano una penna, si arrangiò alla bell’e meglio che, nell’occasione, significò nientemeno la punta di un compasso! La bravata gli costò pure una sospensione, ma da allora Simone Duncan fece dei Queen la sua ossessione e anche la sua promessa: non solo dedicandosi a moltiplicare la trascrizione delle parole di Innuendo per tutti i banchi delle altre classi vicine alla sua (complice il bidello, per sapienti sostituzioni quotidiane di un banco da ‘scolpire’, il che rese tutte le suppellettili come in preda a inspiegabile virus!), ma soprattutto cominciando a fantasticare e poi a sognare e infine a credere di potere, un giorno, realizzare qualcosa di grande, come grande e immaginifcica è la musica di quel gruppo, del resto incancellabile per ciascuno di noi, da qualunque estrazione musicale la si voglia intendere.
Racconta Scarcelletti: “Io venivo dalla grande passione per la musica classica e sinfonica ma non sono un musicista. Dopo il liceo, con i mei studi in Inghilterra di economia e management, ho però rafforzato in me l’idea di portare la musica dei Queen a livello di orchestra sinfonica per farne un grande spettacolo d’insieme. E non ho mai smesso di credere nella possibilità di farcela“. Il tempo, come sempre, è il vero regista e infine il progetto si concretizza nel 2015 e parte alla grande in tutt’Italia.
Il successo è certo legato alla perfetta commistione di tutte le componenti il quadro dell’opera, a cominciare dai coristi, componenti di Mavra, formazione di cantanti amatoriali alcuni dei quali insieme già dal 1988. A loro il compito di supportare voci soliste talentuose che condividono la magnifica ‘impresa’ di far rivivere brani inarrivabili come We are the Champions, Barcelona, Bohemian Rhapsody, We Will Rock You, The Show Must Go On,
Radio Ga Ga, A Kind of Magic, Under Pressure, Another One Bites the Dust, come a dire: storia della musica.
E’ il primo ed unico Concerto/Show interamente basato sulle musiche dei QUEEN in una inedita e coinvolgente veste rock sinfonica mai creata prima.
Pure, va notato che la versione che debutta in Italia nella infuocata estate romana del 2019 è tutta rinnovata e più ricca rispetto alla veste originaria. Perché è dura condurre un ‘plotone’ di oltre 100 persone fra maestranze, artisti e compagni di cordata, ancor più difficile se devi riflettere e capire le scelte da fare. Ancora Scarcelletti “Dopo la prima esperienza, che meritava ogni entusiastica previsione, non tutto è stato facile e – anzi – è stata dura la decisione di rinnovare tanta parte del lavoro originario per fronteggiare inattesi momenti di veri e propri disagi all’interno di quella che immaginavo una squadra forte e coesa e invece si rivelava rtutt’altro. La vera ‘quadra’ richiedeva ancora tanto sacrificio e pure molto coraggio, ché è stato necessario operare scelte nette per far sì che lo spettacolo non si trascinasse su se stesso, rischiando di perdere tutta la sua carica di originalità e prestigio: era necessario ricominciare, e ne è valsa la pena!”.
Merito dell’apporto di elementi fidati come Marco Casale, fra i più grandi DJ sulla scena mondiale, o della preziosa Flavia Chianese, direttrice di produzione, certo è che la Duncan Eventi è risorta da se stessa, come una novella fenice che si ripresenta più splendida e determinata, solo e sempre per amore e dedizione al ‘suo’ evento. Per riuscire nell’impresa, si è scelto di rinnovare perfino tutti i costumi, gli allestimenti di scena, a scongiurare perfino il minimo rischio – sempre possibile – di scorrette forme di plagio. Al pubblico della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, nella serata di venerdì 26 luglio, si apriranno luci e l’afflato di una vera orchestra sinfonica, una magia rinnovata sotto la magistrale direzione affidata al M°Piero Gallo che è stato l’autore di tutti gli arrangiamenti. A lui descriverci meglio la portata di una tale operazione: “Si è trattato soprattutto di capire come intervenire su melodie così potenti e universalmente note senza violare o stravolgerne lo stile inconfondibile di ciascun brano. Ci sono momenti in cui la voce di Freddie Mercury ha un’estensione assolutamente inarrivabile, sarebbe stata follia pensare di poterne riprodurre la potenza. Così l’idea, ad esempio, di non affidarsi ad un unico solista, ma di far sì che fossero in 4 a sostenere il peso e …la responsabilità, perfino con due voci maschili e due femminili. Una scelta che credo sia stata davvero formidabile, a tutto merito di artisti autentici come Luca Marconi, Alessandro Marchi, Valentina Ferrari e Giada Marano”.
Cita i ‘suoi’ protagonisti che, insieme ad un’orchestra di 20 elementi e un coro di 51 voci, sono già noti al
pubblico di “Notre Dame de Paris”, “Romeo e Giulietta”, “Priscilla la Regina del deserto”, “Hair”, “The Voice” e “Roma Opera Musical”. L’impegno davvero gigantesco per Gallo, forte di 20 anni di esperienza nella direzione e composizione musicale presso il Conservatorio di Frosinone, ha consentito un allestimento di musicisti di differenti esperienze ed anche età, a cominciare da uno straordinario primo violino, Alessio Gizzi ‘spalla’ dell’orchestra a brillare in un gruppo di veri talenti fra 18 e 20 anni.
Davvero un peccato per chi dovrà mancare l’appuntamento romano: questo alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica è il terzo concerto dell’allestimento 2019 che fa seguito alle già passate date di Assisi e Cattolica. Il tour naturalmente prosegue con altre tappe italiane che porteranno l’Orchestra a esibirsi al Teatro Cirella di Diamante,al Teatro Ariston di Sanremo, a Tindari, a Siracusa, a Pescara e poi in Versilia, a testimoniare l’assoluto rilievo che questo show si è ritagliato nel mondo degli eventi, Sinfonici e Rock.
E’ già previsto per il prossimo inverno un grande tour europeo che toccherà diverse città in Austria, Germania, Svizzera, Inghilterra ma, intanto, ancora una ‘chicca’ aspetta il pubblico nostrano, magari a … prolungare l’attesa per quanti all’Auditorium ci saranno: lo spettacolo, interamente dal vivo e privo di basi registrate, vede il coro eseguire senza ausilio tecnologico e in diretta assoluta la nversione integrale di Bohemian Rapsody, inclusa la ponderosa parte centrale, che perfino Freddie e compagni lasciavano interamente strumentale, utilizzando quella per ritirarsi tra le quinte e lasciare al pubblico un prolungato, memorabile finale.
Affidata, anche quella, all’esecuzione corale dal vivo e in prima assoluta nella storia degli spettacoli dedicati alla musica dei Queen – sarà un altro grande omaggio del cuore, in replica ogni sera per loro!