SANITA' - Il salutare ricorso al TAR che ha salvato i Presidi di Pronto Intervento nei Comuni Lepini. Il punto in conferenza stampa a Cisterna.

SANITA’ – Il ricorso al TAR che salva (per ora) i PPI nei Comuni Lepini. Il punto in conferenza stampa a Cisterna.

Ancora un passo, forse quello finale e decisivo, è stato compiuto verso l’obiettivo finale di scongiurare la chiusura definitiva dei Punti di Pronto Intervento in tanti Comuni della  dell’area lepina. L’atto impugnato innanzi il TAR del Lazio, il decreto 303 della giunta Zingaretti del 25 luglio  scorso,   è stato annullato e sostituito dal decreto n.469 del Commissario ad acta della Regione (pubbl. BURL n. 95 del 26.11.2019).

Uscire dal   freddo linguaggio dell’atto giudiziario diventa più facile se solo si pensi a quanta parte di vita, per ciascuno di noi cittadini, sia prezioso l’apparente tecnicismo, quando entrano in gioco la Salute e le garanzie da assicurare alle cure emergenziali, vero salva-vita per intere comunità.

Non sfuggirà a nessuno  il valore che assume, alla luce del ricorso presentato  – a soli due  giorni dalla scadenza del termine di legge – dai Comuni di Cisterna e Cori, unitamente ai rispettivi Comitati civici e, per via autonoma, anche da almeno altri dieci   cittadini   a livello personale: la richiesta è quella di  riconoscere piena tutela del diritto alla Vita, supremo interesse della persona umana, superiore e antecedente persino al diritto alla Salute. Il risultato, già indicato anche da queste pagine come una grande vittoria del diritto e della cittadinanza attiva, ha condotto la Regione Lazio ad affermare (vd parte espositiva pag. 55 BURL) che il decreto  “ANNULLA E SOSTITUISCE INTEGRALMENTE IL DCA 303 DEL 25 LUGLIO 2019”.

Se vittoria è stata,   si dirà, perché tornare sul tema che sembra aver definito e corretto al meglio un gravissimo   errore che stava minando le basi dell’assistenza dei Pronto Soccorso in svariati e popolosi Comuni del pontino?

La conferenza stampa tenuta  in Comune di Cisterna nella giornata di sabato 30 novembre ha  ha dato voce all’Amministrazione che, insieme al Comune di Cori, ha creduto massimamente nell’urgenza di intervenire per  tutelare al meglio una collettività  di ormai 38.000 abitanti.

Le parole del vice-sindaco Vittorio Sambucci e della giovane assessora alla Sanità Federica Felicetti hanno reso pienamente il senso di un appassionato e convinto lavoro che, a detta  anche   da taluni  degli intervenuti, raramente è dato cogliere così nitido e motivato.

Oltre alla presenza della politica, e così dei primi artefici della  perfetta sinergia fra amministrazioni, ha meritato apprezzamento la presenza al tavolo dell’avvocato Pasquale Lattari  che insieme al collega Tommaso Conti ha proposto – a titolo gratuito – il ricorso.

La cronaca delle ultime giornate   ha dato ragione a loro e a quanti, fra addetti ai lavori e comitati civici anche dei comuni di Sabaudia, Sezze e Priverno,  si sono  allineati su una posizione di difesa convinta  per i valori più alti del vivere individuale e collettivo.

L’incontro, come ha sottolineato in apertura l’assessora Felicetti, voleva fornire una  chiara e motivata illustrazione di due principi alla base dell’iniziativa giudiziaria: da una parte la irrinunciabile  permanenza sul territorio dei presidi sanitari di Primo Intervento, dall’altra la consapevolezza di come debba rimanere alta  la guardia sull’operato della ASL nelle settimane a venire. Ogni prospettiva dipenderà dalla convinzione e serietà d’intenti che l’Ente mostrerà nel dare attuazione concreta alle direttive   del rinnovato decreto n.469.

Come  ha ben motivato Lattari, un provvedimento che possa efficacemente garantire piena  tutela al sacrosanto diritto alla salute passa dalla chiara assunzione di responsabilità civile e penale da parte dei soggetti espressamente   chiamati a prestare i servizi riconosciuti e garantiti. E’ su questo delicato crinale che deve appuntarsi la migliore attenzione di osservatori e cittadini. E’ utile, a tale proposito, riportare il passaggio del decreto 469 al punto 7.1.3 (pag. 90  BURL):
“7.1.3 Trasformazione dei Punti di Primo Intervento –
La Regione Lazio ha programmato la trasformazione dei PPI in Punti di erogazione di assistenza primaria; in proposito le Aziende Sanitarie interessate (Asl Roma 4, Asl Roma 5, Viterbo, Rieti e Latina) hanno già adottato gli atti di propria competenza che prevedono il servizio, diversamente qualificato, ma in continuità con le funzioni”

Come osserva il legale del Comune nel testo del   ricorso [in discussione al TAR del Lazio lunedì 2 dicembre], la Regione accoglie in parte qua la bontà del ricorso circa la richiesta di sospensiva considerato che non sussistono i pregiudizi imminenti ed irreparabili  in quanto è previsto il mantenimento dei servizio attuale di emergenza/urgenza dei PPI (PUNTI DI PRIMO INTERVENTO) con “la continuità delle funzioni precedentemente svolte”.

E’ vero, sottolinea il legale del Comune i Cisterna, che  “… l’atto mantiene la violazione del decreto 70 Lorenzin che prevedeva per i PPI con più di 6000 accessi annui la responsabilità del DEA, a garantire   giuridicamente il mantenimento del personale e dei presidi medici, farmacologici per gli interventi di urgenza ed emergenza. Non avviene invece lo stesso riguardo   la responsabilità del dipartimento di assistenza primaria che, a ben guardare, non viene garantita esplicitamente. E’ questa la ragione per la quale  anche avverso l’attuale decreto   ci si riserva autonoma azione di impugnazione, pur restando fiduciosamente ad osservare l’evolversi della situazione senza perdere di vista la salvaguardia del bene comune della salute.”

SANITA' - Il ricorso al TAR che ha salvato i PPI nei Comuni Lepini. Il punto in conferenza stampa a Cisterna. 1
Cisterna (LT) -L’imponente Palazzo Caetani (XVI sec.) sede del Comune

Insomma,  benché con il decreto 469/2019 l’atto impugnato è stato in toto revocato ed annullato, è altrettanto da riconoscere che esso non può dirsi ancora  “integralmente satisfattivo” delle ragioni di parte ricorrente. Da qui la spiegazione di un ultimo dettaglio tecnico:  all’udienza del 2 dicembre si chiede al collegio di   dichiarare l’improcedibilità per sopravvenuta carenza di interesse, ma  non ancora per  cessazione della materia del contendere. Qualora non si giungesse a questo traguardo entro i prossimi sessanta giorni, si renderà necessario un nuovo ricorso, unica via che manterrebbe pressione alla Regione e garantirebbe ai ricorrenti un posto centrale al tavolo dei lavori e per ogni trattativa a venire.

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In apertura: la conferenza stampa del 30 novembre in Comune di Cisterna. Da sx: il vice-Sindaco Vittorio Sambucci, l’avv.Pasquale Lattari, l’assesora alla Sanità Federica Felicetti
(foto M.Macale)