PUBBLICATA DAL MENSILE ‘FOCUS’ la notizia di una scoperta quasi casuale (molte delle più importanti della Storia lo sono!). Protagonista una biologa italiana che rivela al mondo scientifico internazionale una ‘star’ insospettata destinata a salvare il pianeta!
di Enrico Di Fabio
Come spesso accade la realtà ci riserva molte sorprese che sovrastano la più brillante fantasia, e a volte è proprio la casualità che aiuta scienziati per piccole e grandi scoperte. Come è accaduto alla biologa italiana Federica Bertocchini, che con la complicità di un “vermiciattolo” la larva della camola del miele, l’esca che normalmente si usa per pescare, potrebbe risolvere il problema dello smaltimento dei sacchetti di plastica!
Federica Bertocchini dell’istituto di Biomedicine e Biotecnologia dell’università di Santander nella Cantabria, in Spagna ha scoperto il bruco che si nutre di plastica. È la tarma maggiore della cera (Galleria mellonella) comunemente chiamata la camola del miele, molto usata come esca dai pescatori. Questa larva è in grado di degradare il polietilene, una delle plastiche più diffuse e resistenti, molto difficile da smaltire, con una produzione annuale di circa 80 tonnellate, con i relativi problemi per lo smaltimento e quindi per la salute dell’ambiente. La scoperta è stata casuale, la Bertocchini mentre si occupava della pulizia degli alveari delle api pulendoli dalla larva della Galleria mellonella (questo insetto infatti depone le uova all’interno degli alveari e le larve si sviluppano sulla cera d’api) dopo aver messo i bruchi in un sacchetto di plastica, ha potuto osservare come questi in poco tempo avevano rotto il polietilene divorando la plastica. Ha quindi avviato una ricerca per scoprire che la G. mellonella ha la capacità di trasformare chimicamente il polietilene in glicole etilenico, composto organico che può essere usato come anticongelante. Anche se in condizioni normali questa larva non mangia la plastica, in situazioni particolari può farlo, molto probabilmente perché la digestione della cera d’api e del polietilene viene fatta con la rottura dei legami chimici dello stesso tipo. Recentemente è stata osservata una degradazione del polietilene da parte di un fungo e di un batterio intestinale di un’altra larva, la Plodia interpunctella, ma questa è molto più lenta. L’80% dell’inquinamento del mare è dovuto alla plastica, uccide la fauna marina e contamina la catena alimentare, nel mar mediterraneo sono stati trovati residui di plastica nello stomaco di pesci, uccelli marini, tartarughe e cetacei (vedi Greenpeace Salva_mare_dalla_Plastica). È curioso come la camola del miele, usata come esca dai pescatori, potrebbe essere una soluzione per lo smaltimento della plastica, aiutando quindi anche il mare a tornare più pulito.
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