Risorse idriche, le prime ad essere colpite dal riscaldamento climatico. Mattarella: Ottimizzare l’uso dell’acqua, maggiori energie alla ricerca e alla divulgazione delle buone pratiche .

Risorse idriche, le prime ad essere colpite dal riscaldamento climatico. Mattarella: Ottimizzare l’uso dell’acqua, maggiori energie alla ricerca e alla divulgazione delle buone pratiche .

Risorse idriche, le prime ad essere colpite dal riscaldamento climatico. Mattarella: Ottimizzare l’uso dell’acqua, maggiori energie alla ricerca e alla divulgazione delle buone pratiche .Il convegno internazionale “Acqua e Clima, i grandi fiumi del mondo si incontrano” tenuto al Campidoglio, organizzato dal ministero dell’Ambiente, ha discusso dei cambiamenti climatici e l’influenza di questi sull’acqua. Le risorse idriche infatti sono le prime ad essere colpite a causa del riscaldamento climatico, causato dall’effetto serra, provocato dai gas prodotti dall’uomo (anidride carbonica da produzione energetica, trasporti e riscaldamento). L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha sottolineato come il 90% dei disastri naturali nel mondo è legato all’acqua e ha valutato che entro il 2030 il fenomeno delle inondazioni triplicherà, con il seguente coinvolgimento di molte più persone. Per le Nazioni Unite L’aumento del consumo dell’acqua sarà relativo alla crescita della popolazione mondiale e alla richiesta di beni e servizi. Al 2030, se non si interviene su gestione e utilizzo dell’acqua, è prevedibile una riduzione del 40% della risorsa disponibile. Secondo l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr), in mancanza di provvedimenti efficaci nel 2050 ci saranno 250 milioni di profughi nel mondo per gli effetti del riscaldamento globale, quali la riduzione delle riserve d’acqua e degrado delle terre agricole. Al convegno, organizzato dal ministero dell’Ambiente, erano presenti oltre ai rappresentanti di 47 autorità di gestione dei bacini idrici dei principali fiumi e laghi di tutto il mondo, circa 100 Paesi, organismi internazionali, università, centri di ricerca, imprese, istituti bancari e Ong. Il convegno ha prodotto un “Patto di Roma” fra i gestori dei principali fiumi e laghi del mondo, per affrontare insieme gli effetti del cambiamento climatico sui bacini idrici. Il ministro Galletti ha dichiarato la sua soddisfazione per i tre risultati ottenuti: “Il primo è il Patto di Roma, un patto che ha come obiettivo di mettere al centro del dibattito sui cambiamenti climatici proprio la questione di fiumi. L’altro è la nascita dell’Alleanza italiana per l’acqua e il clima. Mette assieme due mondi che sempre di più si debbono parlare, quello dell’ambiente e quello dell’industria. Insieme possono fare molte cose. Le aziende possono aiutare nel consumo dell’acqua, rendendo più efficienti i propri percorsi produttivi e diventando più competitive. Terza cosa, forse la più importante, è l’omaggio all’Africa” continua il ministro “i paesi africani, che sono quelli che più soffrono del cambiamento climatico e della mancanza d’acqua”. “Chiudiamo – continua Galletti – con un impegno molto forte dell’Italia: destiniamo cinque milioni di euro ad un progetto di monitoraggio a due fiumi importanti del Congo e del Senegal”. Sergio Mattarella nel discorso di chiusura ha evidenziato: “come il rapporto fra cambiamento climatico e disponibilità di risorse idriche sia un problema non solo di singoli Paesi ma una questione di un impegno corale che parte dal singolo cittadino alle istituzioni fino ad una indispensabile collaborazione a livello internazionale. L’acqua in quanto diritto fondamentale e irrinunciabile per il pianeta, essenziale alla vita”. Poi ha messo in risalto l’uso dell’acqua per l’agricoltura e le industrie, per la produzione di energia, segnalando quanto l’acqua abbia “buona parte delle possibilità e capacità di sviluppo del nostro pianeta. È quindi indispensabile “l’esigenza di una cooperazione internazionale per tutelare l’acqua e il suo equo approvvigionamento”. Si è soffermato quindi su quanto e come i cambiamenti climatici abbiano modificato le condizioni per un giusto accesso e incondizionato all’acqua, i fenomeni di prolungata siccità, le frequenti inondazioni, provocate da fenomeni atmosferici di potenza sconosciuta rispetto al passato che mettono a repentaglio la vita e la sopravvivenza di intere comunità, una condizione comune a tutte le latitudini del mondo. Pensare di essere lontani dal problema è molto pericoloso “Si pensi alla stretta connessione esistente fra la desertificazione di interi territori e i fenomeni migratori che costituiscono una delle grandi sfide del mondo contemporaneo. La collaborazione deve essere corale”. Ha ricordato poi l’analisi del Fondo Monetario Internazionale, la quale ha stimato che i Paesi sulla fascia tropicale “hanno un impatto negativo sino a un punto di prodotto interno lordo a causa di un aumento di temperatura medio di un grado”. Quindi bisogna innovare, ottimizzare l’uso dell’acqua, dare maggiori risorse alla ricerca e alla divulgazione delle buone pratiche . “Il Documento di Roma da cui parte la collaborazione con le Autorità di bacino, risultato rilevante del convegno” è la creazione di una rete fra tutte le istituzioni che lavorano alla gestione delle acque, ed è importante per le Autorità pubbliche che così possono dedicare ai fiumi risorse sufficienti per compiere gli interventi infrastrutturali che le vie d’acqua periodicamente richiedono. “Una gestione sostenibile dell’acqua, elemento che è al centro della esistenza del genere umano, non può prescindere da un impegno corale e concreto, da una collaborazione internazionale autentica e coordinata. Non più conflitti per l’acqua, ma impegno congiunto affinché essa contribuisca a garantire a tutti i popoli sviluppo e benessere”.

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