Un Comitato Cittadino nello storico borgo dei Lepini.
Le ragioni di un risveglio civico, spiegate dalle protagoniste dell'iniziativa. Senza remore e con tante domande a cui reclamare risposta
Perché dare vita a un Comitato e non piuttosto a una bocciofila?
A questa provocazione siamo in grado di rispondere con maggiore lucidità oggi rispetto a un anno fa quando, temerario drappello, abbiamo creato il Comitato per il Monumento Naturale di Monticchio e per Sermoneta.
Dodici mesi dopo avvertiamo sempre più chiara la necessità, per non dire l’urgenza, di occuparsi della amministrazione pubblica di un medio Comune.
Il nostro appare anacronisticamente gestito secondo un sistema feudale basato sulla concessione in cambio della riconoscenza, sull’interlocuzione in camera caritatis invece del confronto pubblico. Dopo alcuni tentativi infruttuosi di stabilire una comunicazione con le istituzioni locali, abbiamo dovuto constatare l’assenza di tutti gli strumenti, peraltro previsti dallo stesso Statuto comunale e, anzi, rafforzati dal programma di inizio mandato dell’attuale Giunta.
Sono mezzi che dovrebbero consentire ai cittadini non solo di conoscere, ma anche poter partecipare alle scelte che riguardano il territorio e i servizi collettivi. Inesistente il Regolamento per la partecipazione popolare e il Regolamento per le consultazioni della popolazione; non attivati i Comitati di borgata, l’Ufficio del Difensore Civico comunale, la Consulta delle associazioni e la Consulta dei giovani. Lettera morta la sbandierata applicazione telefonica per i reclami o per la segnalazione di guasti e annunciato, ma mai aperto, l’ufficio di relazioni con il pubblico.
Passando poi alla sezione del sito istituzionale riservata alla Trasparenza, sono macroscopiche le lacune, le omissioni e la disorganizzazione delle informazioni che pure sarebbero obbligatorie per legge.
Ci troviamo, a tutti gli effetti, in una paradossale situazione di democrazia incompiuta dove una minoranza, tra consiglieri di opposizione e privati cittadini, non è messa in condizione di incidere né sulle scelte strategiche, né sulle piccole e medie iniziative di interesse collettivo.
È da questa constatazione che siamo ripartiti comprendendo che avremmo dovuto salire di livello e coinvolgere le istituzioni sovraordinate, a cominciare dalla Regione Lazio, nelle nostre iniziative. Così è stato e abbiamo ricevuto un immediato riscontro positivo. Ad esempio, sul cosiddetto “Programma di rigenerazione urbana della ex Mistral” dove, a fronte di un certosino lavoro di analisi documentale che ha messo fuoco una lunga serie di errori procedurali e difetti sostanziali, la direzione regionale competente ha sospeso l’iter di approvazione della variante urbanistica e chiesto al Comune di Sermoneta di produrre i pareri obbligatori preventivi per modificare la destinazione della vecchia area industriale. Abbiamo accompagnato questo lavoro con un incontro pubblico, disertato dall’amministrazione locale malgrado l’invito, al quale sono invece intervenuti alcuni tra i più qualificati architetti in tema di urbanistica e trasformazione urbana.
La stessa cosa è avvenuta sul Monumento Naturale di Monticchio, un’area di grandissimo pregio ambientale istituita con Decreto del Presidente della Regione Lazio nel 2016. E del tutto trascurata da questa amministrazione, al punto da non adempiere nemmeno a un piccolo compito quale l’apposizione delle tabelle perimetrali. Coinvolgendo dirigenti e funzionari regionali, abbiamo dapprima organizzato un partecipato incontro pubblico, anch’esso disertato dall’amministrazione, e poi ricevuto in conoscenza una nota ufficiale, diretta al Comune, con l’invito a provvedere agli obblighi in qualità di ente gestore. Si tratta di importanti riconoscimenti di autorevolezza che premiano il quotidiano studio approfondito su tutti i principali provvedimenti assunti dal Comune. Un lavoro faticoso che, ci auguriamo, converta l’attuale amministrazione di Sermoneta in una casa di vetro, aperta, inclusiva e colta o, in mancanza, operi per quella futura.
C.M.