Si è svolto a Salerno, a inizio luglio, un convegno che, per il tema trattato e lo spessore dei relatori intervenuti, ha suscitato vivo interesse fra gli addetti ai lavori non solo della Campania. Ringraziamo il direttore di Salerno Economy – uno dei blog economici più quotati in Italia (vd. Panorama, primo numero di settembre) – per aver concesso a LED il testo dell’intervista rilasciata nell’occasione dall’avvocato Rosa Maria Landi, organizzatrice e moderatrice dell’evento.
Intervista di Ernesto Pappalardo – http://www.salernoeconomy.it
La crisi economica che ormai si protrae da diversi anni sta producendo i suoi effetti non solo sulle grandi aziende ma sta interessando quello che era il tessuto “sano” e “portante” della economia della nostra provincia ovverossia le piccole imprese, i nuclei familiari, i professionisti. La problematica dell’insolvenza che fino qualche anno fa era relegata solo tra gli “addetti ai lavori” oggi interessa tutto il tessuto sociale con evidenti riflessi negativi sullo sviluppo economico ed anche sociale”. L’avvocato Rosa Maria Landi – specializzata in diritto commerciale, promotrice di un importante convegno che ha avuto luogo nei giorni scorsi presso la Camera di Commercio di Salerno (“L’insolvenza freno dell’economia. Analisi, rimedi, prospettive”, vedi scheda al termine dell’intervista) – rimarca soprattutto i riflessi “diffusi” derivanti dal consistente calo di circolante a causa del lungo periodo di recessione che solo in questi ultimi mesi pare faticosamente giunto al termine.
Avvocato Landi, esiste, quindi, una problematica dell’insolvenza che va ben oltre l’ambito del sistema delle imprese?
“L’insolvenza da commerciale si è trasformata in insolvenza anche civile con sovra-indebitamento non solo delle tradizionali categorie esposte al rischio di impresa ma anche delle famiglie. Il fenomeno dell’insolvenza civile ha assunto ormai dimensioni preoccupanti e costituisce un serio vulnus non solo allo sviluppo, ma anche alla ripresa dell’economia”.
Può entrare più nel merito?
“L’insolvenza commerciale riguarda soggetti che hanno nel loro patrimonio il rischio di impresa, la riconoscono in tempi rapidi e, se sani, sono in grado di adottare tempestivamente gli strumenti efficaci che il legislatore fornisce per poter mitigare gli effetti dell’insolvenza, gestirla e superarla. L’insolvenza civile, al contrario, è legata invece ad un sovra-indebitamento che è più che altro la conseguenza di una errata valutazione delle propria capacità di reddito. In questo modo si determina un’eccessiva esposizione al credito od anche, e sono questi i casi oggi più frequenti, ad eventi della vita quali, perdita del posto di lavoro, disgregazione dei nuclei familiari, gravi malattie”.
Potremmo definirla una forma di emergenza sociale che si trasforma anche in problematica economica a cascata.
“Assolutamente sì. Il non riuscire a far fronte ai propri impegni, ormai, sta diventando un fenomeno che esula dagli aspetti più strettamente individuali e si ripercuote sul tessuto economico generale. Infatti il piccolo imprenditore, il lavoratore licenziato, il professionista che, in conseguenza di sovra-indebitamento per una qualsiasi delle ragioni innanzi indicate, non riesce ad adempiere ai propri debiti rallenta e frena l’economia bloccando il flusso di danaro verso gli altri settori e, soprattutto, verso il terziario”.
Quali sono gli strumenti giuridici disponibili per “comporre” gli opposti interessi in campo tra creditori e debitori?
“Il legislatore ha approntato degli strumenti che, ancora poco noti e poco utilizzati, potrebbero aiutare quelle persone che possiamo definire per molti versi nuovi poveri a superare le difficoltà momentanee e l’economia a riceverne un influsso positivo. Mi riferisco allo strumento della esdebitazione dell’insolvente civile (introdotto con il decreto legge n. 212/2011 convertito con legge n. 3/2012). Si tratta di una procedura di composizione della crisi da indebitamento con la quale il debitore che non sia in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni e che non sia assoggettabile alle procedure fallimentari può ottenere appunto la esdebitazione accordandosi con i creditori e mettendo a disposizione il suo patrimonio e i suoi redditi futuri.
Quale procedura in questo modo si attiva?
“L’accordo prevede la presentazione di un piano di ristrutturazione dei debiti redatto con l’assistenza di un organismo di composizione della crisi che va vagliato dal Tribunale e deve ricevere il consenso dei creditori. Il Tribunale può disporre la protezione del patrimonio ovverossia il blocco di tutte le azioni cautelari o esecutive o delle iscrizioni ipotecarie quando sia stata proposta la domanda e si sia in attesa del consenso dei creditori. L’approvazione del piano da parte dei creditori, l’omologazione da parte del Tribunale consente al debitore di ottenere una moratoria nel pagamento dei debiti e – in caso di adempimento integrale del piano di esdebitazione – la liberazione da tutti i suoi debiti . In altri termini il debitore in difficoltà e sovra-indebitato offre il suo patrimonio e/o il suo futuro reddito per soddisfare, seppur parzialmente i creditori, ed ottenere la definitiva liberazione da tutti i propri debiti”.
Vantaggi effettivi per tutte e due le parti?
“Lo strumento offre vantaggi non solo al debitore che può eliminare alla fine del percorso tutti i propri debiti, ma anche ai creditori che, pur rinunziando a parte del credito, hanno la certezza di riuscire a recuperare liquidità in tempi ragionevoli e senza ulteriori rischi e costi”.
*La scheda.
Il convegno ha esaminato la disciplina e – con l’intervento di autorevoli operatori del settore – ha tentato di offrire prospettive alle sempre maggiori esigenze che provengono dai vari ambiti della società. L’analisi fornita dalla Camera di Commercio ha mostrato un trend per l’anno 2016 che sembrerebbe delineare una diminuzione delle procedure fallimentari rispetto agli anni precedenti. L’intervento del dott. Alessandro Brancaccio già Giudice delegato ai fallimenti e Giudice delle Esecuzione Immobiliari presso il Tribunale di Salerno, ha illustrato le procedure offerte dall’attuale disciplina normativa per evitare la fine di imprese e cittadini. La testimonianza del Direttore Generale della Banca di Credito Cooperativo di Aquara Istituto di Credito che, per finalità e collocazione, è da sempre vicina alle esigenze concrete del territorio e dei “piccoli” in difficoltà ha evidenziato come le istituzioni debbano aiutare tutti ad uscire dalla crisi fornendo risposte rapide ed efficaci.
Ernesto Pappalardo –