Dall’esperienza delle avvocate Beatrice Celli , civilista del foro di Latina e Gloria Naticchioni amministrativista in Roma, un suggerimento agli avvocati che si rendano conto di avere formulato male la domanda giudiziale, nell’ ambito di fatti che rimangono gli stessi….
A quel punto la soluzione è provare a chiedere al giudice di sviluppare detta domanda superando il tenore letterale della stessa. Tratto da Cassazione 12309 del 2004:
“la domanda giudiziale deve essere interpretata dal giudice non solo nella sua letterale formulazione, ma anche nel suo sostanziale contenuto e con riguardo alle finalità perseguite dalla parte, in modo da comprendere le domande che, pur se non espressamente e formalmente proposte, si trovino in rapporto di connessione necessaria con il petitum e la causa petendi della domanda proposta senza estenderne l’ambito oggettivo di riferimento (Cass. 29 settembre 1995, n. 10272; Cass. 16 giugno 2003, n. 9652)”
Di seguito le altre sentenze che possono essere fatte presenti al Giudice al fine di fargli assicurare, nell’ambito dei fatti narrati dalla parte, il bene della vita richiesto prescindendo sia dal tenore letterale della richiesta che dalla qualificazione giuridica data negli atti del giudizio, purchè il magistrato non sostituisca la domanda proposta con una diversa:
Cass. n. 6367/1986; Cass. n. 4754 /2004; 17760/2006; Cass. n. 14751 /2007; Cass. n. 23819/2007; Cass. n. 19331/2007; Cass. n. 18783/2009; Cass. n. 1529/2010; Cass. n. 21791/2010; Cass. n. 23718 /2011; Cass.n. 7684/2011; Cass. n. 19630/2011; Cass.n. 23794/2011; Cass. n. 7255/2013; Cass. n. 21502/2014.