Dalla ricca produzione di saggi a firma Pasquale Lattari, amico e firma di questo giornale, l’ultima prova su “La Giustizia Riparativa”, appena pubblicato dalla milanese Key Editore, si annuncia come l’opera più ispirata e partecipata sotto il profilo umano, oltre che quello tecnico-professionale.
Grande ricchezza di temi per un’opera che raccoglie l’ultimo anno di impegno di Lattari, avvocato civilista e penalista del Foro di Latina, mediatore coordinatore dell’Ufficio “In mediazione” per la conciliazione e riparazione penale minorile e per adulti nella provincia pontina. Un impegno coronato dalla conferma ministeriale per il nuovo biennio del consultorio familiare presso la diocesi di Latina per la giustizia riparativa.
Ai nostri lettori offriamo volentieri e a mo’ di anteprima il testo del prologo all’opera. In attesa di un incontro con l’Autore, a illustraci egli stesso il senso della “cultura dell’incontro”, così centrale e necessaria perché si affermi la ‘giustizia umanistica’.
PROLOGO
Pensare la giustizia è esplorare una problematica umana essenziale,[1] vasta quanto il mondo[2], antica e profonda[3] quanto l’uomo e la sua coscienza.
L’idea di giustizia è insita in tutte le riflessioni sull’uomo e sul suo vivere sociale, ha infiniti significati e sfaccettature, uno per ciascun ambito d’investigazione.
La Giustizia in generale indica un’armonia, un congruenza, una proporzione: una previsione “giusta”, una misura “giusta”, un considerazione “giusta”.
La Giustizia viene pensata al rapporto con Dio: Dio stesso è Giustizia e giusti sono gli uomini che seguono i suoi comandamenti.
La Giustizia è una virtù morale[4], un principio dell’interiorità o della coscienza: l’ aspirazione al bene, l’attitudine ad essere retti, equi, onesti, integri, probi..appunto “giusti”.
La Giustizia è propria delle relazioni dell’Uomo.
L’idea della Giustizia nell’antichità – molto più che oggi – pervadeva profondamente la vita sociale e distingueva la barbarie dalla civiltà: Ulisse che sbarca nel paese sconosciuto dei Ciclopi afferma: “chi saranno gli abitanti di questa terra? Saranno malfattori e dei selvaggi senza Giustizia oppure onoreranno lo straniero e temeranno gli dei”. (Odissea cap. VI)
La Giustizia è legata al diritto ed è – ab origine – un binomio forte ed indissolubile: la giustizia è “il potere di realizzare il diritto con provvedimenti aventi forza esecutiva, ed esercizio di questo potere” [5] e tuttavia, al contempo, se ne distingue diventandone termine di riferimento e comparazione.
Giustizia etimologicamente deriva:
-dal greco dike che è giustizia ma anche azione giudiziaria applicativa della legge
-dal latino iustitia da ius – diritto, legge, – con l’aggiunta del suffisso per renderlo sostantivo: giustizia e diritto per i romani coincidevano ed erano sinonimi.
E proprio alla Giustizia, in relazione all’ applicazione giudiziale della legge, fa riferimento l’ Iconografia tradizionale: la Giustizia è raffigurata da una donna con la bilancia segno di ponderazione ed equilibrio e la capacità di stabilire la ragione ed il torto; con la spada simbolo della punizione per i colpevoli; con la benda sugli occhi simbolo di imparzialità e distacco (la legge uguale per tutti).
E’ il canone della giustizia punitiva o retributiva che sin da Hammurabi – l’occhio per occhio e dente per dente – giunge sino a Noi: restituisce al “male” del reo l’“altro male” della pena.
Il sistema penale retributivo – comprensivo del sistema giudiziario e penitenziario – patisce molte difficoltà ed insufficienze e la pena non costituisce risposta adeguata ed efficace.
Il reo punito viene allontanato dalla società, assicurando momentanea sicurezza e tacitando il bisogno di vendetta collettiva ma, in concreto, la pena sempre più raramente ha finalità rieducativa del reo; anzi spesso la reclusione accentua la devianza.
E soprattutto la pena ed il sistema retributivo non restituisce alcunchè alla vittima.
La giustizia riparativa è una dinamica costruttiva e relazionale di risposta agli effetti distruttivi del reato per le relazioni personali e sociali che – appunto riparando o restaurando il rapporto rotto dal reato – intende riparare il male, rivalutare il ruolo della vittima, recuperare il reo e coinvolgere entrambi insieme alla società per risolvere le conseguenze causate dal reato.
A tale visione della giustizia retributiva da qualche decennio si è affiancata la Restorative Justice tradotta in Italia da con il termine di giustizia riparativa o anche giustizia restaurativa.[6].
Nel sistema penale – per i minori dal 1988 e per gli adulti dal 2014 – è stato introdotto il procedimento di messa alla prova che “irroga” al reo un progetto costruttivo con il quale può rispondere alle conseguenze del reato. Ed all’interno del percorso le vittime possono avere spazio di accoglienza, ascolto (peraltro di recente spazi nuovi nel processo penale sono riservati alle vittime particolarmente vulnerabili dalla normativa su input di quella internazionale). Il reo può confrontarsi con la vittima – ove questa presti il consenso – e specchiarsi con le reali conseguenze dannose delle proprie azioni: è la mediazione penale.
La prospettiva della riparativa evidenzia aspetti ed argomenti della Giustizia che spesso restano sullo sfondo. Ed introduce approcci che si estendono oltre gli ambiti giudiziari e sono validi per tutti i conflitti e tutte le crisi relazionali dei rapporti personali e sociali.
Il conflitto con la legge, il conflitto con l’altro non è sempre né totalmente risolvibile con le logiche dell’aggiudicazione della ragione o del torto con l’individuazione del reo o con l’irrogazione della pena. Peraltro nelle relazioni umane giusto e ingiusto, reità ed innocenza non sono così distinte e contrapposte si confondono, si sovrappongono si capovolgono: la verità propria si scontra con la verità altrui ed i confini non sono così marcati anzi spesso sono sfumati, confusi, nascosti. Inoltre il dolore, la rabbia il risentimento e tutte gli aspetti emotivi derivanti dal conflitto non vengono trattati del giudizio tradizionale.
Da uomini pacifici e onesti si è illusi che si è immuni dalle logiche della conflittualità apparentemente giudiziarie limitate ai soli operatori della giustizia – a parte che ben potrebbe accadere indipendentemente da noi di entrarne nel circuito !! e di aver a che fare con il processo e con le sue logiche – ma in realtà il conflitto e la sua distruttività attraversa tutte le relazioni personali e sociali e quindi la vita quotidiana di ciascuno; e così cade l’idea che la materia non ci riguarda, al contrario, diventa per ciascuno affar proprio[7].
La giustizia riparativa è una prospettiva di giustizia giudiziaria ma anche dei rapporti e delle relazioni – che ne valorizza il carattere umanistico – è una concreta “cultura”, una “filosofia” idonea e valida per ogni conflitto personale e sociale.
La Giustizia riparativa perciò parla di ciascuno ed a ciascuno: “mutato nomine haec de te fabula narratur” ossia “cambiato il nome è di te che si parla in questa favola” (Orazio satire 1,1,69-70)
_____________________________________________
[1] “Su tre cose si regge il mondo: la giustizia, la verità e la pace. Così la Mishnah (avot I,189), che commenta: le tre cose sono in realtà una sola: la giustizia. Infatti, appoggiandosi la giustizia sulla verità segue la pace.” G.Zagrebelsky L’idea di giustizia e l’esperienza di giustizia in CM Martini Le Cattedre dei non credenti Milano 2015 pg. 1159
[2] “La giustizia è la virtù che si esprime nell’impegno di riconoscere e rispettare il diritto di ognuno dandogli ciò che gli spetta secondo la ragione e la legge. Per questo il tema della giustizia è vasto come il mondo: tocca tutti i rapporti interpersonali e anche tutti i problemi della vita collettiva e delle relazioni internazionali.”[2] CM Martini sulla Giustizia Milano 1999 pg. 15…ma “Oggi la giustizia è intesa spesso come equità nello scambio sociale, non invece come rettitudine interiore dell’uomo, come virtù”. Pg. 23
[3] “ora però facciamo attenzione alle parole perché esse, soprattutto quanto sono antiche, racchiudono un messaggio prezioso. Lo riconosceva anche Wittgenstein: “Quanto più una parola è vecchia, tanto più va a fondo”” V Mancuso Il coraggio e la paura Milano 2020 pg. 15
[4] Per Platone la virtù della giustizia sta al secondo posto dopo la saggezza. Per Aristotele, invece, la giustizia è la virtù per eccellenza (vi è dedicato un intero capitolo Etica Nicomachea) che anzi comprende ogni virtù (la saggezza rientra nelle virtù dell’anima razionale…mentre la giustizia tra quelle dell’anima irrazionale). La Giustizia – per la Chiesa – fa parte delle quattro virtù cardinali – insieme a prudenza, fortezza temperanza – ma “ se uno ama la giustizia, le virtù sono frutto delle sue fatiche.” (Sap.8,7).
[5] Voce giustizia in www.treccani.it/vocabolario
[6] Per l’origine del nome e la questione definitoria vd G.Mannozzi, GA Lodigiani La giustizia riparativa Torino 2017 pg. 73 e seg.ti
[7] P.Calamandrei Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria in P.Calamandrei Raccolta Opere giuridiche X Roma ed.2019 pg 221