Un paesaggio Culturale che è patrimonio Unesco dell’Umanità, una Fondazione nata per sostenere lo sviluppo educativo e culturale di un popolo intero traendo sostegno e ispirazione… da una pianta! Che straordinaria mistura di arte, musica, storia e tradizione vive dietro la tourneé messicana di Onorio Zaralli, il flautista e musicologo, l’artista che dai Lepini della sua Norma e da Latina prese le mosse a inizio anni 80 per ritrovarsi oggi, a trent’anni di distanza, solista apprezzato di livello internazionale, oltre che studioso, divulgatore, autore per la Scuola.
Su tutto il nostro ‘racconto’ dominano i colori dell’agave e la spettacolare bellezza dei campi coltivati che alla cittadina di Tequila, nello stato di Jalisco, Messico occidentale, garantiscono la produzione e la fama della bevanda nazionale. E sono proprio i campi di tequila la risorsa più significativa e perfino simbolica su cui la Fondazione José Cuervo imposta da 11 anni un festival tra i più importanti dell’estate messicana. Per l’edizione2016, celebrativa di 150 anni dalla fondazione dei conservatori di Mosca e del Messico, al ricco programma di concerti tenuti dai più grandi artisti europei e dal mondo, si è voluto affiancare un campus di specializzazione, docenti gli stessi Artisti ospiti del Festival, per 12 giorni a stretto contatto cono i giovani, studenti di conservatorio.
Nel pieno spirito della mission della Fondazione, a favore della crescita culturale e spirituale della regione, si è così dato vita a giornate di seminari e workshop per violino, violoncello, tromba, pianoforte, flauto, canto e direzione d’orchestra: studenti e Maestri a studiare, scrivere musica e parlare di tecnica e interpretazione.
Tuttavia s’impone qui un riassunto delle puntate precedenti, ché Onorio Zaralli , flautista di conclamato talento, è figura poliedrica e fin troppo eclettica perché le vicende artistiche e professionali potessero “limitarsi” al concertismo, agli apprezzamenti raccolti sin da giovanissimo negli ambienti del flautismo internazionale.
Così avviene che, dopo gli inizi entusiastici sotto la guida del grande Angelo Persichilli e la ‘benedizione’ come suo erede in pectore, dopo il succedersi di esperienze come solista dinanzi prestigiose ribalte internazionali, l’Artista cede il passo alla ricerca, allo studio e perfino allo sviluppo tecnico dello strumento. [Risalgono al ’96 le testate per flauto in legni pregiati che Onorio Zaralli sviluppa e realizza con il padre Filippo, a sua volta grande cultore e appassionato di musica. NdR].
Gli ‘scambi’ fra i percorsi della vita, affetti e famiglia ad incrociare le prospettive artistiche e di studio, fanno sì che il flauto del Maestro rimanga per otto anni nel cassetto e così gli spettacoli, il pubblico, le tournée. Ma siccome, per dirla con Cervantes, dove c’è musica non può esserci nulla di cattivo, sono cose buone, anzi ottime, anche quelle che ci vengono in quegli periodo dal Maestro; sempre di Musica di tratta, anche quando, a partire dal 2004, si afferma come autore prolifico e approfondito, storico e formatore con importanti saggi e manuali, sia per l’interpretazione e la tecnica strumentistica che per la didattica ai giovanissimi, con 16 pubblicazioni come Autore originale per Bulgarini, De Agostini, Marietti Scuola e un testo “Musica in jeans” ormai da anni più adottato per l’Educazione Musicale nelle classi di scuola Primaria e Secondarie inferiore.
Ce n’è abbastanza per cogliere a pieno il senso e l’emozione di un ritorno a tutto tondo dell’Artista, ospite ad agosto per la prima volta dell’Academia y Festival di Tequila. A noi di Led il privilegio di raccogliere le sue riflessioni a quasi un mese dal rientro in Italia, quando forse è possibile “rileggere” le giornate messicane con la giusta pacatezza e tutta la voglia di raccontarle.
D. Maestro: dove eravamo rimasti?
“Eravamo rimasti al 2004, a quello che sarebbe rimasto il mio ultimo concerto fino all’attualità. Fino a quando mi raggiunge la telefonata di Anatoly Zatin, Direttore del Dipartimento di Belle Arti dell’Università di Collima, per invitarmi all’Accademia y Festival de musica di Tequila, in Messico, per una serie di concerti da solista e 12 giorni di masterclass a studenti di Conservatorio”.
D. Concerti, ritorno al pubblico, al flauto solista: le si apre un mondo!
Proprio così. Anatoly Zatin è un’amicizia del periodo in terra di Russia, dei Concerti di San Pietroburgo [1992 e 1993 – Concerti di Pasqua a San Pietroburgo con musiche di Stamitz, Vivaldi, Gluck, Bach e Mozart per flauto e orchestra, sotto la direzione di A. Anichanov e S. Sondetzkis, sponsorizzato dall’ ENI e trasmesso da RAIUNO. Nel 94 è nominato direttore artistico del Festival della Musica Italiana presso la Filarmonica “Glinka” di San Pietroburgo- NdR].
Parliamo di ben 26 anni fa. Dopo quel lontano periodo, lui lasciò l’Europa per accettare l’incarico al dipartimento della Cultura dell’Università di Colima. È pianista e compositore eccellente, di grande esperienza e ricchezza formidabile di repertorio.
Ho risposto senza esitazione al suo ‘invito, e alla proposta di tenere, nell’ambito del Festival, una delle otto masterclass previste per studenti di Conservatorio. Cosí tra i docenti, a maggioranza dall’Europa dell’Est ma anche un americano dal Texas, dal Canada e un britannico, per prima volta nella storia del festival si è aggiunto un musicista italiano…
D. Dal gradimento e successo personale che Le è venuto da tutto l’ambiente e l’attenzione riservatale dalle TV locali, Lei ha rappresentato il fiore all’occhiello dell’edizione di quest’anno, possiamo dirlo?
Beh non so quanto questo sia appropriato, ma la sensazione di attesa e grande calore per il “Maestro Italiano”, il ruolo a me riservato, c’era tutta ed è stata palpabile sin dall’inizio. Ma ciò che mi ha fatto piacere è che non si trattava solo dell’ammirazione per la mia persona: quello che davvero colpisce è toccare con mano quanto prestigio e rispetto susciti, all’estero la parola Italia e tutto quanto riferito al nostro Paese. Anche solo a leggere uno spartito, un movimento “allegro risoluto”: la Musica, l’opera parla l’italiano e questo, in tutto il mondo, agli occhi dei giovani come dei più consolidati artisti miei grandi colleghi, rappresenta valore assoluto. Ero circondato da musicisti di ogni parte del mondo, eccellenti interpreti di grande esperienza che, per loro stessa ammissione, non esiterebbero a viaggiare e impiegare parte del loro tempo per venire a suonare in Italia e dire di aver portato la loro musica in un castello di Sermoneta, o all’abbazia di Fossanova o in qualunque altro dei nostri borghi o palazzi storici … Perché è Italia, e l’Italia è la patria della Grande Musica.
D. La sua esperienza di masterclass si aggiungeva alle tante già tenute in carriera. Non a caso l’università di Colima le ha riconosciuto un premio speciale per la didattica…
Insegnare e vivere per quasi due settimane a quotidiano contatto con giovani appassionati e così desiderosi di affinare la loro pratica dello strumento, ha creato una cornice insostituibile per lo spirito che ha animato l’intero festival. La mia esperienza di formatore e divulgatore si è arricchita di un capitolo professionale e umano indimenticabile. Spero, soprattutto, abbia dato – ai sette ragazzi a me affidati – lo slancio e il supporto che meritano per la loro scelta così impegnativa e l’amore che dimostrano per la musica.
D. Il festival de Tequila è molto seguito a livello nazionale in Messico. Com’è strutturato, a livello organizzativo?
Il merito del crescente gradimento di critica e pubblico da 10 anni a questa parte va all’impegno della Fondazione José Cuervo che nella cittadina di Tequila è una vera Istituzione, fonte costante di benefici e promozione culturale. Dalla coltivazione intensiva della pianta di agave che la Fondazione ha insediato nei propri possedimenti, si trae il profitto per un fondo sociale che, insieme a tanti altri progetti educativi, finanzia anche il Festival di musica e l’accademia che vi è collegata. Davvero una bella realtá. Nel solco, del resto, di un’importante tradizione musicale dell’intero Paese. Basti pensare – cosa che non tutti sanno – che Franz Lizst fu tra i fondatori del Conservatorio di Città del Messico, e che fra i grandi sostenitori dell’Ente c’è il grande tenore Placido Domingo, spagnolo di nascita ma che in Messico ha vissuto fin da bambino, si è formato fino quasi 25 anni , poi dividendosi fra New York e Città del Messico per lunga parte della carriera.”
Il programma del Festival ha visto il Maestro esibirsi in tre concerti per flauto e pianoforte, di cui 2 all’Academia di Tequila e uno al teatro Degollado di Guadalajara. Oltre a quello finale all’Università di Colima, con la pianista Anastasia Markina.
D. Il ritorno al mondo dei concerti, l’adrenalina del debutto in scena: con quale spirito ha affrontato il pubblico, quali le sensazioni?
Per me è stato davvero un nuovo inizio e grande merito va riconosciuto ad Anatoly Zatin per l’occasione preziosa. In particolare, ho avuto modo di incontrare e suonare insieme a soliste perfette come Tatiana Buchkareva e Anastasia Markina……. Entrambe russe, due autentiche professioniste, artiste di classe sopraffina con le quali si è subito instaurata un’intesa totale e con cui è stato un vero onore lavorare.
D. E che mi dice del flauto solista? Con il rigore che le conosciamo, come giudica – anche tecnicamente – le sue performances?
Con mia stessa sorpresa, mi sono riscoperto molto piú maturo artisticamente, più coerente nella resa stilistica. Questo anche a detta degli altri colleghi, secondo tutti, fra critici e artisti . Mi sono sentito da subito, sin dalla serata di debutto a Tequila, carico, equilibrato, consapevole. È stato bellissimo ritrovare certe emozioni che, del resto, sapevo bene appartenermi da sempre. Come se gli anni trascorsi lontano dalla scena mi avessero costretto a una condizione contro natura!
Nietzsche affermava che una vita senza musica equivale a un errore. Evidentemente io stavo commettendo il mio!
D. Dunque, ora torneranno nuovi programmi!
Penso sarà possibile ripetere presto l’esperienza in Ungheria, anche con molti degli stessi docenti, ma non escludo si possa pensare a scenari orientali come Corea, Cina e Giappone.
D. E l’Italia? Si conferma il ‘ nemo propheta …”?
In Italia si continua a soffrire di scarsa attenzione non tanto per la cultura in quanto tale, ma sicuramente per la cura e il rigore che serve in termini di strutture e programmazione da dedicare alla cultura. Che poi, significa innanzitutto mezzi, risorse, amministrati da competenti e non improvvisatori buoni per tutte le stagioni. Un violoncellista del Kazakistan, Orbadek Druisserl mi riferiva, tra l’ammirato e l’incredulo, di aver sentito parlare di un’Orchestra Sinfonica “vicino Roma” di cui non riusciva a conoscere altro e, naturalmente, chiedeva notizie, che ne so quanto lui! Ecco, questa è l’Italia in cui non mi riconosco e in cui, tanto per rimanere a Latina, non ho mai percepito percorsi idonei a trattare la Musica col dovuto rispetto. Dove, magari, è possibile imbattersi nientemeno che in una sedicente orchestra sinfonica non meglio identificabile e dove rimane impresa disperata dare seguito a proposte di valore, farne realtà di spessore per i Giovani, per la stessa valorizzazione socio-economica di una comunità. Penso, per esempio, alla stagione 1997, quando realizzai il Festival Internazionale “Concerto Italiano” presso l’ Accademia Farnese di Caprarola: un posto magico nel viterbese, una collocazione perfetta in un agglomerato storico come pochi altri. Non a caso, malgrado il successo dell’iniziativa, con studenti provenienti perfino da Corea e Stati Uniti, la burocrazia soffocò ogni possibilità di rinnovare e dare continuità all’esperienza.
Certo che l’Italia rimane il tesoro artistico e di tradizione che tutto il mondo ci invidia. Spero vivamente di potere, io stesso, tornare a immaginarvi un futuro…
Una promessa, un appuntamento? Un spettacolo che continua: la grande musica che ritrova il “Maestro Italiano”!
Annalisa Romaniello
Due nuove incisioni per Onorio Zaralli prima della tournée in Messico ha pubblicato 2 CD : uno sui concerti di San Pietroburgo (trasposizione digitale dal 1992 e 93), il secondo di 12 fantasie per flauto solo, con brani da Telemann eseguiti sul flauto di cristallo Claude Laurent del 1841.
Disponibili su I Tunes, Google Play, Amazon, Spotify e altre piattaforme.