Giovane Italia al voto
Il voto che chiama gli Italiani alle urne per le elezioni Politiche più estive di sempre, saprà raccogliere anche la voce (e le preferenze) della tik tok generation del nostro Paese?
L’appuntamento elettorale del 26 settembre 2022 rivelerà anche il volto ‘pubblico’ (e gli orientamenti) della tiktok generation del Paese. Lontana dai canali d’Informazione tradizionali, così consolidati per i loro genitori (e forse anche gli zii più giovani).
Intercettare il voto giovanile, insieme a quello degli indecisi di ogni età e provenienza socio-culturale è uno degli snodi cruciali per l’esito di una così anomala tornata elettorale. E si fa presto a dire Giovani: vietato generalizzare ed appiattire le tante differenze che ci sono all’interno di una stessa generazione di italiani. Perché ne corre, di vita e di cambiamento, fra i Millenials cresciuti a Pretty Woman e Ghost fino a metà anni ‘90 e i fratelli minori della Generazione Z. Questi hanno ‘scavalcato’ il 2000 e fin dal 2012 abbracciato un taglio sempre più netto con l’analogico. Padroni del digitale, hanno rivoluzionato il clima dei rapporti sociali, le modalità di gestire il tempo e perfino le aspettative di vita.
Nella ‘galassia’ dell’Italia post Draghi e del PNRR, il vero ‘oggetto misterioso’ – guardando alle elezioni – non sarà solo il partito degli indecisi, quello pure sempre più folto e ‘rischiosamente’ insondabile, almeno fino a pochi giorni dal voto.
a quest’anno la prospettiva elettorale porta un cambiamento che è sostanza, non meno forte ed epocale di quello che il 6 marzo del 1975 vide il Parlamento approvare la legge che abbassa da 21 a 18 anni la soglia per la maggiore età. Così, tornal’elettorato giovanile nella sua interezza e complessità, destinatario di una chiamata alle urne ‘piena’ e rinnovata rispetto al passato. La riforma costituzionale del 18 ottobre 2021 ha ulteriormente inciso sulle regole e modificato quell’art.58 della Carta che prevede l’ammissione dei neo diciottenni anche ad esprimere il voto per il Senato, fino ad oggi previsto solo al commpimento del 25° anno d’età
Soprattutto ci sono loro, i neo diciottenni. Che ignorano la tv (le serie abitano le piattaforme on demand) e ‘scavalcano’ i tiggì perché news e interazioni vivono sui social. Il tempo di reazione alla realtà si fa ridotto e ridottissimo, Instagram come antesignano dell’immagine-first-of-all. Così l’osservatore incauto di più e più primavere non può non chiederselo: e l’analisi? C’è abbastanza tempo per pensare? E per ri-pensare? Insomma, interessa ancora confrontarsi, ‘perdere tempo’ e seguire il dibattito fra i partiti come cittadini non (ancora) rassegnati a restare semplici destinatari di una proposta di futuro?
La risposta più attesa e tuttora insondabile verrà dai neo diciottenni, stavolta incognita vera, territorio difficile da ‘conquistare’ per il consenso nelle urne.
Sfiduciati ma con rabbia
Fatta la tara alle più diversificate opinioni, per fasce di età e dislocazione geografica, livello d’istruzione e orientamento sessuale o religioso, almeno il 60% di Italiani (dati Ipsos giugno 2022) con meno di 35 anni ha un rapporto distaccato ed estraniato dalla politica, con ragioni tra le più diverse.
L’86% – tanto fra i Millennials, nati fino alla fine degli anni ’90, e la Generazione Z fino alla metà degli anni 2000 – è arrabbiato per le differenze sociali evidenti nel Paese. Il 78% vede i partiti e i singoli politici distaccati e sostanzialmente disinteressati ai problemi dei giovani e con la stessa percentuale affermano che il Paese vive un periodo di grandi ingiustizie e sfruttamento delle fasce più deboli di popolazione. Il 72% si dice preoccupato e ritiene eccessivo il potere delle multinazionali, il 71% ritiene tutti i politici disonesti.
In Italia, secondo l’Istat, nel 2022 compiono la maggiore età 576.700 ragazze e ragazzi: l’1,1 per cento degli elettori. Con loro anche i giovani che hanno tra i 19 e i 22 anni e che nel 2018 non erano ancora nati.
RISPOSTA A LORO
La risposta sta a loro, ai Partiti, banco di prova di ogni democrazia. La ricerca del consenso passa – oggi più che mai – dalle maglie sempre troppo strette del dialogo che la Politica saprà tenere con ‘quei numeri’. Studenti e giovani lavoratori, seconda e terza generazione di borghesi famiglie benestanti ma anche di fasce operaie delle periferie metropolitane o delle aree mai risollevate del Paese reale, tristemente prima in Europa col suo 25% di NEET , così stridente con la parte più più avanzata ed europea che fatica ad avanzare lungo lo stivale. Tutti gli schieramenti, costretti a comprimere in 60 giorni la miglior sintesi dei contenuti programmatici da sottoporre al gradimento (e soprattutto alla comprensione stessa!) dei cittadini, sono ben consapevoli dell’importanza strategica di ‘conquistare’ la fiducia di un elettorato ‘fresco di energie’ e con precise, precisissime esigenze di futuro da soddisfare. L’incontro fra tanta domanda e offerta così precaria diventa – mai come stavolta – il tema decisivo per l’Italia. Di ogni età.