Farsi pubblicità su Internet: quando un tempo c’era la propaganda. Popolari: chi sfrutta il web per farsi conoscere 4

Farsi pubblicità sulla Rete: quando Internet diventa assassino di se stesso

Farsi pubblicità su Internet: quando un tempo c’era la propaganda. Popolari: chi sfrutta il web per farsi conoscereUN TEMPO C’ERA LA PROPAGANDA *POPOLARI DI OGGI: CHI SFRUTTA IL WEB PER FARSI CONOSCERE

di Francesco Zaralli

Un tempo occorreva essere tipi in vista su copertine di riviste alla moda, ora basta invece ritagliare il proprio spazio personale su Internet per godere di attimi di inattaccabile fama.
L’informazione è parte integrante dell’identità di una società e, con essa, delle sue forme di propaganda ed oggi l’Internet è diventato propaganda di se stesso, pubblicità incontrollabile di un sistema di notizie ben più grande.

Sempre più persone tentano di ricavare il loro spazio di personale gloria su Internet e, tra queste, a farlo sono soprattutto i giovani. L’incontrastato accesso alle fonti di informazione ha permesso a chiunque di essere artefice e autore della propria autopromozione, dando vita, in tal modo, ad una vera e propria malattia dell’Internet, ciò che in diversi hanno definito la “sindrome del follower”. Social network, in primis, così come altre infinite piattaforme di gestione di informazioni; è questo il campo d’azione degli utenti, anche meno esperti, dell’Internet più sconfinato.
Si guarda più al numero dei propri “seguaci” virtuali che alla loro vera entità, determinando, così, una totale ignoranza verso i volti che ci circondando ogni giorno. Il bisogno di dover comparire tra le preferenze di tutti induce il bisognoso di “fama” a disconoscere persino se stesso.
Like, dislike, follow e falsi “cinguettii”; il grado di apprezzamento dell’informazione sul web si misura ormai con questi parametri.
“I ragazzi sono fanatici, ormai, della comunicazione a tutti i costi: soprattutto le giovani donne amano parlare e lo fanno con tutti i mezzi disponibili, compresi quelli elettronici, tanto da battere i coetanei maschi nella diffusione delle dipendenze da web, smartphone e social network. Il problema è che confondono la vita reale con quella raccontata in rete, il proprio vero sé con il profilo su Facebook”, spiega Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria.

Il fenomeno, ovviamente, non risparmia alcun campo dell’Internet, bensì ne coinvolge tutte le forme; tra queste, YouTube non fa assolutamente eccezione. La piattaforma di condivisione video acquisita dal colosso americano Google alla modica cifra di 1,7 miliardi di dollari, sforna in continuazione nuovi volti desiderosi di visibilità. Una causa, quella della piattaforma di condivisione video, che nasce con un’ottima finalità, la visione di contenuti multimediali, ma che spesso degenera nella pubblicità ostentata più irrefrenabile.
L’informazione del XXI secolo è anche questo.
Sono sempre più i giovani ad occupare una parte rilevante dell’informazione YouTube.
Si definiscono YouTubers, si piazzano davanti ad una videocamera e cominciano a riprendersi mentre parlano; dopodiché, lavorato il tutto al PC, caricano il loro video su YouTube, attivando fenomeni incontrollati, e il più delle volte involontari, di nuove, infinite pubblicazioni.

L’internet è ormai diventato assassino di se stesso, macchina di informazioni, dati e soprattutto pubblicità, che sembra proprio non riuscire a porre fine al suo massiccio sviluppo quotidiano, andando a perdere, in tal modo, il suo vero scopo, quello di essere libera enciclopedia di sapere per tutti.
E, in questo quadro, ciascuno prova, per quel che può, a fare pubblicità di se stesso, ad alimentare una necessità di fama altrimenti repressa.

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