Tutto nacque esattamente trent’anni fa, davvero e realmente per caso, una domenica in cui io ed il mio caro amico Claudio Menichini eravamo insieme a pranzo nello stupendo comprensorio de “Il Castagno” di Bassiano (LT). All’improvviso e senza sapere perché, ci venne in testa la strana idea di organizzare, proprio in quel luogo, un Festival di musica leggera.
Ci guardammo scrutandoci le anime, noi che avevamo suonato con tanti musicisti; noi che avevamo uno studio di registrazione in cui passavamo tante ore, a lavorare, ma anche a divertirci; noi che avevamo i fatto i corsi di Audio Recording e tecnica del suono con Enrico Olivieri, le clinics di audio engineering alla Roland Italy, i seminari sulle colonne sonore con Carlo Savina; noi che avevamo visto lavorare gli “armadi” Studer e gli Otari, storici registratori con i nastri alti come una mano; noi che avevamo fatto i turni in Rca con Ivan Graziani; noi che, insieme a pochissimi altri cari amici, avevamo inventato e creato dal nulla MusicaRadio 102,850 MHz, una delle primissime radio libere in tutta Italia e avevamo conosciuto grazie ad essa Ernesto Bassignano e Rino Gaetano.
noi che avevamo imparato vari trucchi del mestiere da gente fantastica come Piergiorgio Marotti della Yamaha o Claudio Calzolari della CGD Videosuono o Michele Paciulli e Guido Mazzella della Korg; noi che eravamo riusciti a portare Chico Sunamoto direttamente dal Giappone a Latina per farle fare un concerto sugli organi Electone della Yamaha;
noi che avevamo conosciuto Toto Torquati, persona squisita ed immenso musicista/arrangiatore di alcuni tra i più grandi cantanti italiani, da Baglioni a Dalla, da Morandi a Patty Pravo, da Rino Gaetano a De Gregori, e avevamo frequentato il suo stupendo studio di registrazione TM sulla Laurentina, dove avevano inciso, tra i tanti, anche il Banco del Mutuo Soccorso, Roberto Ciotti e Sergio Caputo; noi che quando registrando sbagliavamo una nota o un attacco, dovevamo ricominciare tutto da capo perché i registratori erano a nastro e perché allora non si usavano i computer che poi avrebbero semplificato (ma forse anche appiattito…) la vita artistica dei musicisti…
LA “PAZZA IDEA”.
Proponemmo la “pazza idea” a mio cognato Nando e dopo l’idea, che ci aveva entusiasmato e a cui tutti noi, forse proprio perché pazza, non potevamo che dire di si, arrivò la realizzazione e fu lì che “frullammo” come matti per parecchi mesi, per inventare cose ed organizzare situazioni che oggi forse (e sottolineo pesantemente forse) potrebbero sembrare facili e scontate, ma che allora erano puro, assoluto ed anche un po’ incosciente pionierismo. Dal preoccuparsi di creare un palco adeguato e con tutte le scenografie giuste, al cercare gli sponsor che ci aiutassero nella difficile impresa; dal decidere il coinvolgimento di alcuni professionisti attribuendo loro quei ruoli necessari allo svolgimento della rassegna, al trovare chi si occupasse del trucco e parrucco di artisti, ospiti e ballerini; dal reperire una giuria realmente competente e qualificata, al contattare e convincere personaggi del mondo dello spettacolo di un certo calibro a partecipare alla rassegna come ospiti;
dall’invitare giornalisti anche di testate nazionali importanti (persuadendoli ad arrivare in questo posto stupendo, ma che quasi nessuno aveva mai neanche sentito nominare), al trovare gli adeguati presentatori per la manifestazione; dal preoccuparsi della diretta radiofonica che fu poi affidata a Radio Luna, all’approntare le adeguate riprese televisive delle tre serate del Festival; dal trovare sostegno nei giornali e periodici locali affinché ci supportassero parlando della manifestazione prima che essa avesse luogo, al lavorare in studio così che tutte le basi dei vari e diversi cantanti fossero convogliate in un’unica bobina master affinché “suonassero” tutte con lo stesso volume e il medesimo standard qualitativo (lo ricordo ancora, allora non si usavano penne Usb né Cd, ma solo i vecchi, cari nastri, peraltro di vari formati, tipologie e qualità e solo chi con essi ha letteralmente “combattuto” può rendersi conto delle, a volte, immani difficoltà operative e di gestione…); dallo studiare la migliore formula grafica per le schede dei giurati affinché non fossero il solito e banale foglio fai-da-te, fino a cercare (in varie strutture e anche disperatamente…) chi potesse fornirci le sedie almeno per una parte del pubblico (che speravamo numeroso e che poi si rivelò invece numerosissimo) molte delle quali fummo noi, materialmente, a caricare e portare a Bassiano;
dal parlare a più riprese con il Sindaco per appianare tutti i soliti ed immancabili problemi burocratici, al cercare di combinare le esigenze dei vari artisti ospiti, studiando le formule migliori perché nessuno fosse geloso dell’altro, ma anzi si trovassero tutti in sinergia e collaborazione (e in questo vorrei dire, con comprensibile orgoglio, che la nostra trovata di far esibire uno dei quadri del balletto insieme con la fantastica performance di Toto Torquati e delle sue cantanti, è stata uno dei punti artisticamente più alti ed emozionanti del Festival…); dal costituire ed organizzare un serio ed evoluto Ufficio Stampa in grado di gestire tutto il suo complesso settore, fino alle immancabili discussioni nelle sedi Siae che volevano capire meglio di cosa stessimo parlando e, forse, ancora se lo stanno chiedendo… e tutto questo senza mai dimenticare che, “in fondo”, noi avevamo anche il nostro lavoro principale che non potevamo certo (leggi “non avremmo dovuto”) trascurare più di tanto.
Ricordo, con un velo di nostalgia e come fosse adesso, che la mattina ci alzavamo presto, dopo aver dormito tre o quattro ore, per andare a Roma in giacca e cravatta a parlare con qualche personaggio di spicco che potesse dare lustro al Festival, magari con una ospitata o partecipando come giurato, mentre la sera, infilata una tuta da lavoro, ancora masticando gli ultimi bocconi di una ultrarapida cena, andavamo, insieme alle nostre mogli e a volte con qualche altro parente stretto, ad attaccare fino a notte inoltrata locandine e manifesti.
Armati di scale, pennelloni, acqua, secchi e colla in polvere, oltre, naturalmente, ad una forza d’animo non indifferente e che non ci mancava davvero mai, caricavamo gli attrezzi e noi stessi sul nostro furgone Fiat Ducato Gran Volume bianco e via, oltre che a Latina, in città vicine o in qualche Borgo, trasformati in perfetti operai del nostro personale servizio affissioni.
Abbiamo conosciuto personalmente e da vicino la Siae e la Rai, via Teulada e viale Mazzini, i Salvetti e i Bramonti, le redazioni de “Il Tempo” e de “Il Messaggero” i ragazzi di famosissimi periodici musicali dell’epoca come “Ciao 2001” e “Fare Musica”, i costruttori di teli impermeabili per i palchi e i fornitori di gruppi elettrogeni per lo spettacolo, i noleggiatori di camper e roulottes ad uso camerini per gli artisti e i grafici che hanno trasformato dei semplici biglietti di ingresso in piccole opere d’arte, i funzionari comunali e gli esponenti della forza pubblica e del soccorso. Abbiamo avuto, come “service” audio e luci la Lem Professional che, all’epoca, curava le performances dal vivo di alcuni tra i più grandi artisti italiani e ricordo, come se fosse ora, la fantastica abilità di Saverio, l’autista dell’enorme camion ove c’erano tutte le apparecchiature tecniche, allora di autentica avanguardia, che la gloriosa Gem/Lem aveva voluto portare per rendere il Festival un indimenticabile spettacolo di luci e suoni: se non fosse stato per le sue incredibili capacità e perizia e per le sue doti “guidatorie”, quel 1987 il Festival forse non l’avremmo neanche potuto fare, perché arrivare con quel mezzo davvero gigantesco fino al “Castagno” di Bassiano fu davvero un’impresa quasi epica, oltre il limite dell’umana bravura.
Abbiamo, insomma, coinvolto nel nostro entusiastico progetto tante persone e tante strutture e nessuna è rimasta delusa, da nessun punto di vista, anzi, tutti sono stati felici di collaborare con noi e di fornire la loro opera, sempre equamente e puntualmente remunerata, per ciascuno in varie forme e modi, ma sempre secondo quanto ci era stato richiesto.
Creammo dal nulla un bando di concorso che fece si che a partecipare non fossero solo cantanti del posto, ma anche interpreti e gruppi che venivano da lontano, dovendoci anche poi preoccupare di trovare e concordare, con le strutture ricettive ed alberghiere, le migliori sistemazioni possibili per chi aveva fatto tanti chilometri solo per cantare una semplice canzone e calcare il nostro palco per qualche minuto.
Furono mesi e mesi di lavoro incredibile, con un impegno intensissimo, faticoso e stressante, spesso inaspettato, talora frustrante, ma sempre esaltante ed emozionante, da qualsiasi prospettiva lo si voglia guardare, con un dispendio, sia fisico che mentale, davvero enorme. Ma tutto, alla fine, fu talmente bello, funzionante e perfetto che a distanza di anni ed anni ancora c’era chi ci chiedeva (e c’è chi ancora ce lo chiede!!!): “Ma quando lo rifate il festival Sonora…?” Sono passati esattamente trent’anni da allora (ragazzi, ci pensate… 30 anni!!!) e (sia detto con tutto il rispetto e senza alcuna presunzione o arroganza!) un po’ ci viene da sorridere quando qualcuno si lamenta perché, magari spendendo uno o due mesi del suo tempo, ha organizzato un concorso karaoke dentro un ristorante, però si sente stressato e affaticatissimo…
Non so davvero dire se, un giorno, ci ritornerà l’uzzolo di rifare quel tipo di esperienza e quella sorta di, per certi aspetti “magica”, manifestazione. Oggi sarebbe, forse, un’impresa gestibile in maniera molto diversa e probabilmente più semplice, ma allora fu, letteralmente, una piccola grande follia che ci scosse animo e cervello (e non solo…), ma di cui serberemo nel nostro cuore, sempre e per sempre, un fantastico ricordo, insieme a tutti quelli che, a qualsiasi titolo, vi presero parte e che hanno contribuito, ciascuno per il suo ruolo, a scrivere un pezzetto della storia musicale ed artistica di Latina e della sua provincia. Di questo – consentitecelo – noi di SONORA siamo e saremo sempre particolarmente felici, fieri ed orgogliosi.
Stefano Bossa
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