75^ Bookmesse 2023, la mostra del Libro di Francoforte tocca la sua edizione di diamante. E aggiunge una perla dal Cilento ...
“È stato semplicemente emozionante alla 75^ edizione della fiera del libro di Francoforte Buchmesse 2023.
Io insieme ad autori provenienti da 104 paesi del mondo… Emozionante è stato il discorso del sindaco di Francoforte Nargess Eskandari-Grünberg e del presidente della Kav, la Rappresentanza municipale degli stranieri di Frankfurt am Mai, con la stessa vice presidente Adriana Maximino Dos Santos, portavoce ufficio stampa della fiera del libro: in apertura, un drink di convivialità dove abbiamo condiviso il sale e le idee..”.
Queste le parole entusiaste di Antonio Balbi da Roccagloriosa, uno degli artisti fra i più originali e poliedrici che hanno animato e preso la scena della mostra libraria più importante d’Europa.
Mai come quest’anno la Buchmesse ha visto l’attualità a fare da padrona: negato il premio alla scrittrice palestinese Adania Shibli (torneremo a parlarne …a fari spenti da queste colonne), Slovenia come Paese ospite d’onore mentre lo stesso discorso del filosofo Slavoj Žižek sul conflitto israelo-palestinese ha contribuito non poco a movimentare e anche dividere la scena.

Davvero lo scenario di questa edizione della Fiera di Francoforte non avrebbe potuto risultare più drammatico e ‘globale’, con l’inaugurazione a soli 11 giorni dalla trageadia di Gaza in Israele, ecatombe di vittime fra i civili già definita dai media di tutto il mondo come una delle più tragiche ed epocali che la Storia moderna ricordi. E’ in questo contesto che ha vissuto e palpitato il più grande evento librario del mondo, quasi a siglare il tenace e supremo richiamo dell’arte, delle parole in lettaratura non meno che delle arti figurative e le sperimentazioni di cui questa è capace.
Invitato a partecipare anche quest’anno, dopo l’esordio dell’anno scorso, da Adriana Maximino Dos Santos vice presidente della KAV (Kommunalen Ausländer- und AusländerinnenVertretu ng), rappresentanza comunale degli immigrati e stranieri di Francoforte sul Meno, il Maestro Balbi è stato intervistato, fra gli altri, da Marcelo Porto de Magalhães allo stand KAV. Uno stralcio di quell’incontro racconta gli spunti più significativi della sua produzione, che quest’anno si fa anche ecologica e green, rivolunzionando il modo stesso di ‘esporre’ un’opera d’arte. Così è avvenuto per raccogliere gli esemplari del del progetto grafico Polyphemo: non più in un gigantesto e pesante catalogo cartaceo, che sarebbe costato la sopravvivenza di un intero albero della foresta amazzonica per le sue 5000 pagine di consistenza. Insomma, un lavoro salvato in digitale e fruibile dal pubblico scaricando files o – al più – stampando i documenti che si desidera. Entriamo, con le domande di Marcelo Porto de Magalhaes, nel mondo dell’ispirazione del Maestro cilentano di Roccagloriosa.
Marcelo. Chi è Polyphemo?
“Polyphemo è ognuno di noi, preso ‘in prestito’ da Iliade e Odissea per farne una lettura in chiave pop del nostro destino di esseri umani. Riprendo i personaggi dei grandi maestri dell’arte (un esempio fra tutti, Monna Lisa)“.
Marcelo. Che cos’è Ikitiki, luogo dell’anima?
“E’ il mondo immaginario, scoperto di ritorno dai miei viaggi onirici. E’ la condivisione con tutti voi della mia esperienza vissuta anche solo per pochi secondi nell’onirico”.
Marcelo. E veniamo al Cristo senza Croce. Qual è la sua ispirazione?
” Il progetto di Cristo senza croce è una delle opere più riuscite. Ne ho realizzati oltre 120, stesso soggetto ma in 120 variazioni. L’assenza del legno nell’immagine non è dimenticanza o casualità ma la vera chiave di lettura. Invito l’osservatore ad addentrarsi tra le pieghe dei colori e lo accompagno a scivolare in profondità per scoprire come le idee si trasformino in immagini”. Come è stato da più parti osservato, questo Cristo del Balbi porta con sé un messaggio di speranza, rappresenta uno dei significati più profondi del simbolo della Croce. Spiega così l’artista cilentano: “Ognuno porta la sua croce, sia essa la famiglia, il lavoro, semplicemente la vita. Il messaggio del Cristo senza croce parla di libertà, della possibilità di disfarsi della nostra croce a fronte di un evento distruttivo che spazza via ogni nostro avere”.

Il terremoto, facendo franare ogni cosa, ci chiude il mondo ma al contempo ci permette di dare forma nuova a ciò che abbiamo attorno a noi, ci regala la libertà di ricostruire il nostro spazio vitale nella maniera che meglio vogliamo”.
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